Continuano ad infuriare le polemiche sulla riforma del Codice della Strada in Italia, che ha introdotto, tra le altre, nuove stringenti norme come i test salivari per rilevare la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.


Un acceso dibattito, con posizioni contrastanti, tra chi sostiene l’importanza di garantire la sicurezza stradale e chi vede nella nuova normativa una violazione dei diritti individuali.

Tante le polemiche soprattutto sulla scelta di sostituire l’accertamento a seguito di uno “stato di alterazione” con la semplice “positività” ad un test salivare e sui possibili casi di ‘falsi positivi’ che possono essere causati da medicinali e altre sostanze utilizzate per scopi medici o similari.

Il movimento dei contrari alla riforma vede alla testa le associazioni antiproibizioniste, che ritengono la normativa una violazione dei diritti individuali. I ‘Radicali Italiani’, insieme ad alcune associazioni antiproibizioniste hanno annunciato che solleveranno in tribunale una questione di legittimità costituzionale, ritenendo che questa nuova regola del codice della strada non riguardi tanto la sicurezza stradale quanto la volontà di punire esclusivamente l’uso di sostanze stupefacenti, che di fatto non è vietato dalla legge. Secondo questo movimento di opinione punire la semplice assunzione di sostanze, anche giorni dopo l’effettivo consumo, senza considerare lo stato di alterazione psico-fisica, non sarebbe correlato alla sicurezza stradale ma rappresenterebbe esclusivamente una punizione per il consumo di droghe, non vietato dalla legge.

I test salivari nel nuovo Codice della Strada

Altre polemiche sono state sollevate sul costo proprio dei dispositivi di test salivali, che negli ultimi mesi sono stati acquistati dal Ministero dell’Interno e da quello della Difesa. Migliaia di test salivari per accertare l’assunzione di sostanze stupefacenti, usati durante i controlli su chi è alla guida di auto e moto, che però non sono allineati rispetto al costo, molto diverso tra le dotazioni dei Carabinieri e quelli della polizia e diversi anche nelle caratteristiche, soprattutto con due diverse soglie per accertare la positività da sostanze ed uno spettro diverso di sostanze rilevabili. Al centro, dunque, del dibattito i Test salivari, vediamo come funzionano e quali sostanze possono rilevare.

Come funzionano e quali sostanze rilevano

I test salivari, secondo il nuovo codice della strada, sono gli strumenti utilizzati dalle forze dell’ordine per i controlli che si svolgono direttamente in strada, di solito a campione oppure a seguito di incidenti o a seguito di comportamenti pericolosi. Si svolgono prelevando una piccola quantità di saliva dalla persona sottoposta al controllo, a cui vanno aggiunte delle gocce di reagente appositamente creato. A seguito, dalla reazione chimica che si sviluppa, i test permettono di accertare in pochi minuti l’assunzione di sostanze stupefacenti. Il reagente è appunto studiato per rilevare la presenza di metaboliti delle droghe nei fluidi biologici, nello specifico, nella saliva. Secondo le ricerche mediche le sostanze stupefacenti, come accade per tutte le altre, vengono metabolizzate ed espulse dall’organismo dopo l’assunzione. La presenza di questi metaboliti nella saliva viene rilevata già da 10 minuti dopo l’assunzione e poco dopo può essere rilevata nel sangue.

Diverse le motivazioni che hanno portato alla scelta di questo sistema come metodo immediato di accertamento, principalmente potremmo riassumerli in rapidità, non invasività e affidabilità. Un po’ più nel dettaglio, i risultati sono disponibili in pochi minuti, cosa questa che permette un intervento immediato in caso di positività; la raccolta del campione salivare è un gesto semplice e non invasivo fisicamente; i test salivari sono considerati affidabili, con una buona capacità di rilevare la presenza di diverse sostanze stupefacenti. Su questo ultimo punto permane, come vedremo, qualche dubbio.

Le tipologie di test previste al posto di blocco

Come abbiamo visto, se dovessi essere fermati da un posto di blocco potremmo essere sottoposti a due differenti tipologie di test.

Carabinieri

Se ci fermeranno i Carabinieri, dovremmo effettuare uno dei 50mila test salivari usa e getta, in loro dotazione, acquistati a fine 2023, test denominato DrugWipe 5S. Nello specifico il reagente, attivo in soli 8 minuti, rileva principalmente la positività al THC, il principio attivo della cannabis, reagendo positivamente ad una concentrazione pari o superiore a 10 nanogrammi per millilitro. Può rilevare anche oppiacei, cocaina,Ecstasy e componenti chimicamente affini, anfetamine e metanfetamine.

Polizia

Se ci dovesse fermare la polizia, invece, il test somministrato sarà SoToxa, prodotto dall’azienda Abbott, uno tra gli oltre 250 dispositivi acquistati negli ultimi mesi. Sono molto simili agli etilometri ed anche in questo caso analizzano in pochi minuti campioni di saliva, con i risultati vengono elaborati, visualizzati sullo schermo e poi stampati.

Questo specifico dispositivo, che viene quindi utilizzato per più misurazioni, rileva la positività al THC con una concentrazione pari o superiore a 25 nanogrammi per millilitro; quindi, più alta rispetto al DrugWipe 5S.

Dubbi sull’equità dei test

Oltre alla differenza nelle soglie di positività, che corre il rischio di potrebbe a risultati discordanti, sollevando dubbi sull’equità dell’applicazione della legge, altra differenza riguarda il fatto che i risultati del test di SoToxa, come l’etilometro, hanno valore di prova quindi in teoria non sono necessarie altre analisi.

Rispetto ai risultati del DrugWipe 5S invece, nel caso in cui il test dovesse risultare positivo, i carabinieri dovranno acquisire altri due campioni di saliva, che vengono poi sigillati e inviati a Roma al laboratorio di tossicologia forense, (qui conservato e smaltito dopo un anno), perché il test esaminato sul posto è considerato di primo livello, senza valore di prova. Nonostante ciò, la patente viene ritirata già a seguito della prima positività, poi sospesa dopo la conferma del secondo test.

Questi test sono affidabili?

Rispetto all’affidabilità, i dati di uno studio condotto dall’azienda sociosanitaria Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha evidenziato come il test SoToxa abbia rilevato la presenza di cannabis anche 48 ore dopo il consumo e di cocaina e oppiacei fino a 96 ore dopo. Questo permetterà di certo molti ricorsi e contribuisce a alimentare la polemica visione dei falsi positivi, un ulteriore elemento di preoccupazione. Lo studio di Bergamo ha evidenziato casi di falsi positivi alle amfetamine in pazienti che assumevano farmaci per l’ipertensione, il diabete e la depressione.

A conclusione, rimane la prassi, quando polizia e carabinieri non abbiano a loro immediata disposizione test salivari, oppure quando il test risulta negativo ma le condizioni psico-fisiche appaiono evidentemente alterate, le forze dell’ordine possono chiedere analisi di secondo livello, quindi delle urine o del sangue. Ricordate che questi accertamenti possono però essere rifiutati. Unica eccezione fatta prevede riguarda il coinvolgimento della persona in incidenti che hanno provocato lesioni gravi ad altre persone, caso nel quale si parla di obbligatorietà del prelievo