Assomiglia un po’ al panico scatenato, allo scattare del 2000, della paura del millenium bug. Ha fondamento la truffa della data 2020, di cui si sta parlando in questo momento? Scopriamolo.
Truffa della data 2020: è giustificato il timore di chi si troverà a firmare dei documenti con la nuova data di inizio decennio? In quali casi si potrebbe rischiare?
Non è il caso, ovviamente, di darsi al panico. Ma l’allarme lanciato sui canali Social in questi giorni, comunque, impone una riflessione in merito.
E anche perchè il rischio di truffa sarebbe circoscritto solamente a una determinata fattispecie. Ciò non toglie, comunque, che si deve fare attenzione. Scopriamone di più.
Truffa data 2020: di cosa si tratta?
L’avvertimento, in realtà, gira da diversi giorni sui social. Alla notizia, però, non tutti hanno prestato molta attenzione, mentre altri non hanno perso tempo a criticare e/o a fare ironia sulla questione.
Certo, timori del genere possono sembrare anacronistici nell’epoca in cui viviamo. Eppure, almeno in una casistica, si dovrebbe prestare attenzione.
Infatti, quando compiliamo un documento molto spesso ci viene spontaneo abbreviare l’anno da riportare come data.
Ma cosa si rischia?
A partire da quest’anno scrivere semplicemente “20” anziché “2020” potrebbe permette ai malintenzionati di poter mettere a segno possibili truffe.
Per questo, in tutti documenti fiscali e non, come assegni, mutui, certificati di compravendita etc., occorrerebbe non abbreviare mai la data 2020 per evitare truffe e manomissioni.
Questo perchè, in linea teorica, si potrebbe completare la data a uso e consumo di chi vuole operare la truffa. Ad esempio aggiungere qualsiasi numero a “20” e protraendo il periodo di validità o scadenza del documento.
Il testo del messaggio su Whatsapp
Questo il testo del messaggio lanciato su Whatsapp e che sta girando in questi giorni:
“Un suggerimento pratico per quest’anno: quando scrivete una data nei documenti, durante quest’anno, abbiate cura di scrivere l’anno 2020 per intero: 31/01/2020, e non 31/01/20 soltanto, poiché è possibile modificare la data in 2000 o 2019 o qualsiasi altro a convenienza. Questo problema si verifica solo quest’anno. Abbiate cura di fare attenzione alla cosa! Non scrivete o accettate documenti con solo ‘20. DIFFONDETE!”.
Niente panico: i casi sono rari
Va detto che, nella maggior parte dei casi, i documenti ufficiali oggi si basano su modelli prestampati e quindi risulterebbe più difficile modificare la data dell’anno corrente.
Tutelarsi, comunque sia, è abbastanza semplice.
Infatti, si può pensare di aggiungere le due cifre mancanti a penna: la legge riconosce la possibilità di quella che viene definita correzione autografa ogniqualvolta che le parti intendano modificare le clausole aggiungendo postille.
In alternativa, in mancanza di spazio ad esempio, si dovrebbe avere almeno l’accortezza di anteporre all’abbreviazione l’apostrofo, in questo modo: ’20.
Infine va anche detto che a smorzare gli allarmismi, ci ha pensato il sito anti bufale americano, Snopes. Che tuttavia ha definito “una buona pratica” quella di scrivere per intero la data.
Ricordiamo che qualche anno fa si era alzato anche un gran polverone per un messaggio (falso) relativo ad aumenti delle Bollette ENEL circolato su whatsapp.
Quindi niente panico: occorre prendere i necessari accorgimenti, ma anche verificare sempre attendibilità delle notizie e portata reale dell’allarme.