Dal 30 settembre in vigore la circolare che limita la velocità nelle tratte sprovviste di sistemi di controllo. Succederà in Puglia, in quella Puglia dove il 12 luglio lo scontro fra due treni fece ventitré morti e una cinquantina di feriti.
La circolare Ansf concede 30 giorni di tempo a ciascun gestore per presentare piani di mitigazione del rischio e ottenere un alleggerimento delle prescrizioni emanate in attesa dell’installazione su tutte le reti del Scmt, il “pilota automatico” dei treni, l’unico dispositivo in grado di impedire fisicamente una tragedia come quella della Andria-Corato, con i suoi 23 morti. Ma la nuova normativa, come la “Gazzetta” ha raccontato mercoledì, entra in vigore da oggi.
I limiti non riguardano ovviamente solo la Puglia, dove peraltro gli sforzi della Regione sono stati notevoli: vengono indicati nella circolare 9956 firmata lunedì scorso da Amedeo Gargiulo, direttore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (la Ansf), e avrebbero immediato vigore (il condizionale, vedremo, è d’obbligo). Toccano dal Nord al Sud d’Italia 41 linee per 12 gestori: un universo ferroviario claudicante che non rientra nei 17 mila chilometri d’avanguardia della Rfi con strutture di controllo invidiate in Europa.
Il provvedimento rischia di causare ritardi, soppressioni di corse e notevoli disagi ai pendolari pugliesi, che sono già sul piede di guerra, mentre le aziende coinvolte tendono a difendersi minimizzando i rischi reali del provvedimento. “Andrà comunque valutato caso per caso, nei tempi previsti – ribadisce Matteo Colamussi, presidente di ASSTRA Puglia e Basilicata, l’associazione delle società ed enti del trasporto pubblico locale – e ovviamente si tratta di una prescrizione che coinvolge le infrastrutture che non rispettano gli standard della rete nazionale. Ma non si può fare un discorso comune, va considerato che ogni azienda ha le proprie caratteristiche e le proprie peculiarità “.
I sindaci di Andria Nicola Giorgino e di Corato Massimo Mazzilli, hanno chiesto a Ferrotramviaria di “garantire organizzazione ed efficienza al trasporto scolastico per non creare disservizi alla comunità, attraverso misure straordinarie”.
Ritardi non solo per gli studenti, però. Penalizzati sono anche i pendolari che “accumulano pesanti ritardi quotidiani per raggiungere il posto di lavoro con inevitabili pregiudizi sulle loro attività lavorative e ripercussioni sull’organizzazione familiare”.