Per gli italiani la trasparenza può costituire il primo freno alla corruzione: a sostenerlo è l’indagine sulla trasparenza nella Pubblica Amministrazione connessa all’impiego della rete condotta dall’Osservatorio Socialis di Errepi Comunicazione in partnership con l’istituto IXE’ e presentata a FORUM PA 2015 nel corso di un seminario organizzato da INAIL su “Trasparenza e anticorruzione“.
Il campione di italiani intervistato ha dichiarato che un’azione di trasparenza della PA funzionerebbe in primo luogo come freno a comportamenti illegittimi come corruzione (43%) e raccomandazioni (26%). Avrebbe inoltre effetti sul controllo della gestione delle risorse pubbliche (22%), sul miglioramento della qualità dei servizi (19%), sull’aumento dell’efficienza delle amministrazioni pubbliche (14%) e sulla rapidità dei processi di appalto e concorsi (12%).
Altro aspetto interessante dell’indagine è costituito dalle risposte alla domanda: Quali sono le informazioni da pubblicare? alla quale gli italiani hanno risposto apprezzando maggiormente Come vengono spese le risorse pubbliche (64%), i bilanci delle amministrazioni (41%), e mostrando meno interesse per la situazione patrimoniale dei politici (29%) e quella degli amministratori pubblici (24%), gli stipendi e i compensi (13%).
“Trasparenza e responsabilità sociale sono due facce della stessa medaglia” – commenta Roberto Orsi, direttore dell’Osservatorio Socialis di Errepi Comunicazione – ma mentre le imprese che operano sul territorio si stanno muovendo velocemente (+ 9% tra il 2012 e il 2014 impegnate in CSR e sviluppo sostenibile con un investimento totale annuo di quasi un miliardo di euro) e chiedono alle istituzioni maggiori riconoscimenti, la PA deve assolutamente fare di più per ascoltare i cittadini, informare meglio e rispondere alle richieste di cambiamento degli italiani, che per l’85% dichiara ad esempio di non aver mai sentito parlare di Accesso Civico”.
Il 44% del campione non percepisce alcun cambiamento nel livello di trasparenza della PA nell’ultimo anno. Quote quasi paritarie si polarizzano ai due estremi: il 28% rileva un peggioramento e il 23% un miglioramento nella trasparenza. Questo segmento vede in misura maggiore la presenza di uomini e laureati.