trading-onlineIl mese di agosto ha portato in dote una piccola novità nel mercato finanziario, i cui riflessi sul trading online sembrano essere particolarmente aleatori: entrano infatti in vigore le nuove regole ideate dall’ESMA, l’authority che nel vecchio Continente ha l’obbligo di vigilare su ciò che avviene all’interno dei mercati finanziari, a maggiore tutela degli investitori e dei loro impieghi online.


 

 

Regole che dovrebbero rendere più consapevole (o almeno così spera) le attività di investimento finanziario in prodotti ad alto rischio, cercando di arginare perdite spesso di grande rilievo sui portafogli di investitori non troppo attenti alle proprie mosse.

 

 

Secondo l’ESMA, infatti, in Europa i conti di trading al dettaglio (retail) in perdita sugli investimenti effettuati sarebbero intorno all’80%, con perdite che oscillano tra 1.600 euro e 29.000 euro per cliente. Perdite spesso generate senza che l’investitore abbia conseguito le giuste informazioni sul trading online, bensì indotto a pensare che le attività di investimento in strumenti come i CFD siano adatte a tutti, e possano addirittura tramutarsi in un piacevole servizio per poter ottenere importanti rendimenti a rischi ridotti.

 

Così, ovviamente, non è. E dunque, alle novità già in vigore dallo scorso mese di luglio, si aggiungono anche quelle del mese di agosto. Ma quali sono?

 

In primis, la leva finanziaria. La leva usata nel trading online permette a ogni investitore di poter amplificare – nel bene e nel male – i risultati delle proprie operazioni di trading. In altri termini, si può entrare sul mercato finanziario con una piccola percentuale del capitale effettivamente “mosso”, versando un “margine”. Per intenderci, investire con leva 10:1 significa depositare un margine del 10% rispetto al valore che si vuole muovere sul mercato.

 

Un meccanismo che ha una sua evidente utilità, ma che – d’altro canto – deve essere manovrato con particolare delicatezza, considerato che sebbene la leva sia in grado di amplificare i guadagni, con la stessa efficacia può farlo con le perdite.

 

Ebbene, dal mese di agosto per i CFD la leva dei clienti retail potrà esercitarsi solo entro limiti piuttosto severi per alcuni asset (2:1 per le criptovalute, 5:1 per le azioni) e più generose, ma inferiori agli standard precedenti, per gli altri (30:1 per le valute principali, 20:1 per le altre valute, per l’oro e per gli indici azionari principali, 10:1 per altre materie prime diverse dall’oro e per gli indici azionari non principali).

 

Tutto chiaro, dunque?

Non proprio. Perché, come sovente accade, imposto l’ostacolo si fa presto a trovare l’aggiramento.

E così, considerato che la nuova normativa si applica alla clientela al dettaglio, i broker hanno proposto alla propria clientela di potersi autovalutare come “esperta”, sulla base di dichiarazioni rese allo scopo di attestare la propria competenza in materia o la disponibilità di un patrimonio sufficientemente ampio da reggere anche una quota di trading ad altissimo rischio finanziario, come quello tradizionalmente legato all’apertura e alla chiusura di posizioni in contratti per differenza.

 

Quanto poi questa normativa possa impattare positivamente sul contenimento del rischio, è tutto da vedere. Una leva più bassa potrebbe infatti indurre gli investitori a impiegare più capitale in strumenti ad alto rischio, proprio per poter sperare di raggiungere gli obiettivi che prima erano auspicabili.