-telemedicinaL’intervista al Dott. Ottavio Di Cillo, Direttore Centro di Telemedicina della Regione Puglia.


“La telecardiologia ha dimezzato i tempi di gestione delle emergenze ma non quelli della burocrazia. In Puglia sono tanti i progetti del Centro di Telemedicina Regionale pronti a partire, ma la burocrazia si fa attendere.”

 

La centrale di telecardiologia della Regione Puglia che gestisce la rete dell’infarto è un esempio di eccellenza nel panorama mondiale: nell’infarto il muscolo è tempo e in Puglia il range temporale tra prima diagnosi e angioplastica (26/30 minuti) è inferiore non solo alla media europea ma addirittura a quella statunitense. Ciò grazie a una soluzione di tele-diagnosi e a una control room di telecardiologia remotizzata in grado di interfacciarsi h24 con gli operatori e le ambulanze che intervengono al domicilio del paziente. Come tutte le innovazioni, inizialmente il progetto ha avuto qualche resistenza interna ma oggi, anche grazie alla formazione di oltre 7.000 operatori, la soluzione lavora a pieno regime e, solo nel primo anno, ha gestito 130.000 prestazioni (salite a 160.000 nel secondo), dimezzando di fatto i tempi di intervento.

 

Qual è il prossimo passo?

 

L’obiettivo adesso – spiega il Dott. Di Cillo, Direttore del Centro di Telemedicina Regionale – è allestire sulle ambulanze anche un Point of Care in grado di fare subito una diagnosi precisa nelle sindromi coronariche dubbie. Ben 6 infarti su 10, infatti, sono di difficile decifrazione. L’idea è di esplicitare gli elettrocardiogrammi dubbi direttamente al domicilio del paziente, evitando percorsi inappropriati di permanenza al Pronto Soccorso. Per la prima volta al mondo, infatti, la Puglia introdurrà gli ausili per il dosaggio degli enzimi cardiaci, funzionali a esplicitare gli elettrocardiogrammi dubbi, direttamente nelle ambulanze. Si tratta di un risparmio enorme sul percorso di questi pazienti che in Italia, normalmente, effettuano il dosaggio solo una volta giunti in ospedale. Tra l’altro in media ben 4 pazienti su 5 risultano negativi agli enzimi. In pratica, pur non avendo un infarto in corso, per quei pazienti si creano percorsi inappropriati di permanenza al pronto soccorso che generano sprechi di tempo e denaro”.

 

Un progetto importante, questo del Point of Care in ambulanza che consacrerebbe la Regione Puglia nell’olimpo delle eccellenze tecnologiche in ambito Sanità. La delibera attuativa è attesa a giorni.

 

Ma le novità non riguardano solo la gestione dell’emergenza. Il modello, infatti, verrà presto applicato anche alla gestione della cronicità e, in generale, alla sanità territoriale.

 

Uno dei primi progetti a partire, entro l’autunno, riguarderà gli scompensi cardiaci. A tale scopo, l’Associazione Italiana di Sanità Digitale e Telemedicina (AISDET), realizzerà, in collaborazione con il Centro di Telemedicina, un protocollo con i distretti industriali per proporre dei device multisensoriali, non impiantati, che possano essere utili per più patologie. A cominciare proprio dallo scompenso cardiaco. Si tratta di un passo avanti rivoluzionario a livello internazionale perché in commercio non esiste ancora nulla del genere.

 

Per la Sanità territoriale, quali saranno i prossimi progetti?

 

I progetti pronti a partire sono tanti – spiega Di Cillo – ma la telemedicina è decisamente più veloce della burocrazia”.  Spesso, anche se tutto è pronto per cominciare, manca il calcio d’inizio. È il caso, ad esempio, del controllo da remoto di alcune patologie neoplastiche, della teledermatologia, della telediabetologia, della teleretinopatia o dello studio delle broncopatie ostruttive a domicilio nei casi di SLA. In quest’ultimo caso – chiarisce Di Cillo – forse si tratta di pochi numeri ma il valore sociale è altissimo. Tra i progetti pronti a partire ce n’è anche uno che, di fatto, riduce a zero il rischio di infarto giovanile nei soggetti con dislipidemia familiare. Il tutto semplicemente mettendo a sistema specifici protocolli di prevenzione, oggi a macchia di leopardo, attraverso la telemedicina.

 

Tra tutte, qual è l’idea progettuale che ritiene più importante?

 

L’obiettivo che ho in testa – conclude Di Cillo – è offrire una second opinion attraverso le associazioni dei medici di famiglia. In pratica, costituire delle cooperative con 10-20 medici di famiglia e relativo personale infermieristico, dotarli di device ed erogare delle consulenze a distanza che spazino dalla radiologia agli esami strumentali, di laboratorio e così via. Utilizzando la realtà virtuale e tutta una serie di device e procedure, questo progetto ridurrebbe drasticamente le richieste al CUP di esami inutili e garantirebbe alta formazione continua ai mediciRidurre gli esami inutili ed erogare formazione continua di alto livello è uno degli obiettivi a cui stiamo mirando. Forse, dal punto di vista numerico, il più importante”.