tassa-pipi-lazio-bufalaE alla fine si scopre che si trattava di una fake news: la tanto criticata tassa sulla pipì in Lazio è una bufala.


La tassa sulla pipì in Lazio è una bufala: il balzello sull’utilizzo dei WC in ristoranti e bar della Regione è una fake news.

A prevedere quella che già in tanti chiamano ‘la tassa sulla pipì’ sarebbe stata la proposta di legge regionale sul commercio.

Tuttavia, secondo un attento esame, quest’obbligo non è specificato nel testo e pertanto non esiste. Scopriamo il perchè.

Tassa sulla pipì in Lazio: bufala

Era stato diffuso, nei giorni scorsi,  un testo che al comma 6 dell’art. 75 dedicato alla pubblicità dei prezzi recitava:

“Qualora il servizio igienico, per i soggetti diversi dalla clientela dell’esercizio, sia messo a pagamento, il prezzo dello stesso deve essere reso ben noto attraverso l’apposizione di idoneo cartello”. 

La smentita arriva direttamente dai tecnici della Regione Lazio che hanno lavorato al testo unico del Commercio poi approvato in via definitiva il 12 settembre.

Proprio loro hanno spiegato la Regione non può imporre nessuna tassa ai Comuni e che il comma citato altro non fa che normare un servizio.

Ad una attenta lettura infatti si comprende bene che il testo dell’articolo non impone un pagamento ai cittadini per utilizzare i servizi igienici ma impone solamente a quegli esercizi che già oggi mettono a disposizione la toilette anche a chi non è proprio cliente dietro richiesta di un compenso. Questi esercizi dovranno “normare” questa cosa, specificandolo fuori con un cartello chiaro con tanto di prezzo.

Affinché qualsiasi cittadino possa regolarsi e decidere se utilizzare o meno il servizio.

Nei giorni scorsi, in maniera un po’ ingenua, il Codacons aveva minacciato guerra alla nuova “tassa”.

Il presidente Carlo Rienzi aveva infatti lanciato il suo anatema:

“L’uso dei bagni è compreso nel servizio reso da bar e ristoranti, e non si capisce perché debba essere messo a pagamento. Una nuova tassa a carico di cittadini e turisti che rischia di creare il caos e che potrebbe essere impugnata nelle opportune sedi: la pipì rientra tra le esigenze fisiche primarie degli essere umani, e vietare l’uso dei bagni in assenza di pagamenti potrebbe rappresentare una violenza e una lesione dei diritti fondamentali della persona, oltre ad avere effetti gravi sul fronte sanitario”.

Fortunatamente era tutto un falso allarme.