tariffe-siae-riproduzione-immagini-editorialiSta facendo molto discutere in queste ore una polemica scoppiata tra il quotidiano Repubblica e la SIAE in merito alle tariffe e ai costi per la riproduzione di immagini a fini editoriali: scopriamone di più e cerchiamo di comprendere perché si tratti di una questione di interesse per tutto il mondo della stampa.


Negli ultimi anni, il panorama editoriale italiano è stato caratterizzato da una serie di sfide legate al costo della SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) e alle tariffe per la riproduzione di opere d’immagine.

Questa materia è diventata oggetto di dibattito in un contesto in cui la protezione dei diritti d’autore si scontra con la necessità di accesso equo e ragionevole alle opere d’immagine per scopi editoriali.

Proveremo dunque ad esplorare le complessità di questa situazione, partendo dal caso scoppiato in questi giorni, analizzando i dati critici e approfondendo le implicazioni per autori, editori e consumatori. Qui invece un approfondimento della nostra redazione dedicato alla riproduzione dei beni culturali.

Il caso: Repubblica VS SIAE

Negli ultimi giorni, un articolo di Repubblica ha infatti scosso il panorama dell’editoria italiana, sollevando la questione dei costi eccessivi e della burocrazia legati alla riproduzione delle opere d’arte. Secondo quanto riportato dal noto quotidiano nazionale, le redazioni dei giornali si trovano sempre più spesso ad affrontare la difficile decisione di rinunciare all’acquisizione di materiale artistico a causa delle tariffe esorbitanti e degli eccessi burocratici imposti dalla Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE).

Il presidente della SIAE, Salvatore Nastasi, ha risposto a queste accuse attraverso un’intervista esull’edizione online di Repubblica, annunciando una potenziale rivoluzione nei rapporti tra autori e mondo dell’editoria. Nastasi ha proposto l’assegnazione di quattro immagini gratuite per ogni articolo di cronaca, sia su supporto cartaceo che online, senza limiti di dimensioni. Se questa proposta diventasse realtà, rappresenterebbe un importante passo avanti verso la liberalizzazione della divulgazione delle immagini legate all’editoria giornalistica.

Il ruolo della SIAE e le tariffe per la riproduzione di immagini a fini editoriali

La SIAE è un’organizzazione fondamentale nel panorama italiano per la gestione dei diritti d’autore. Tuttavia, le tariffe stabilite dalla SIAE per l’utilizzo delle opere d’immagine sono spesso oggetto di critica e dibattito.

Secondo dati interni della SIAE, le tariffe possono variare in base:

  • alla tipologia di utilizzo dell’opera
  • alla sua diffusione
  • e alla durata della sua utilizzazione.

Ad esempio, l’utilizzo di un’opera d’immagine su una pubblicazione cartacea di ampia diffusione può comportare tariffe significativamente più alte rispetto alla sua utilizzazione su un sito web a bassa visibilità.

Nel corso degli anni, i costi e la gestione delle immagini per testate online e su carta sono aumentati notevolmente, per una serie di motivi che vanno dalla regolamentazione legale, come il recente Compendio 2024 per le immagini di opere d’arte. Qui di seguito a titolo esemplificativo vi mostriamo le tabelle applicate alla stampa periodica cartacea e online (da notare che i siti stand alone online hanno le stesse tariffe della versione cartacea):

L’impatto delle tariffe sul settore editoriale e culturale

L’impatto di queste tariffe SIAE per la riproduzione di immagini a fini editoriali sul settore è significativo, ma occorre fare un distinguo dei vari punti di vista, come è giusto che sia.

Da un lato, gli autori e gli editori dipendono dai compensi derivanti dall’utilizzo delle loro opere per sostenere la propria attività creativa e professionale. Dall’altro lato, le tariffe elevate possono rappresentare un ostacolo per gli editori che desiderano utilizzare opere d’immagine per arricchire i propri contenuti editoriali.

La situazione si complica anche perché in alcuni casi si possono anche registrare abusi da parte di alcune società, spesso straniere, che sfruttano i diritti di immagini stock per richiedere compensi sproporzionati anche per utilizzi minimi.

La burocrazia

Anche a livello burocratico vanno portati a termine determinati passaggi prima di poter ottenere il permesso di riproduzione sul proprio quotidiano o periodico.

Occorre in primo luogo verificare che l’autore dell’opera sia tutelato dalla sezione OLAF – Arti Figurative di SIAE e calcolare il preventivo, quindi richiedere l’attivazione del Portale Arti Figurative.

Inoltre la richiesta di autorizzazione va presentata con opportuno anticipo rispetto alla realizzazione del progetto, nello specifico:

  • almeno 30 giorni prima nei casi in cui non è previsto il benestare preventivo degli aventi diritto
  • almeno 60 giorni prima nei casi in cui è previsto il benestare preventivo degli aventi diritto

Ricevuta la richiesta, la SIAE invia una proposta di autorizzazione, indicando le condizioni economiche e i termini di utilizzo.

Successivamente, entro 30 giorni dalla ricezione della proposta si potrà aderire ed effettuare il pagamento del compenso previsto per il rilascio dell’autorizzazione.

Tempistiche dunque che vanno da almeno 60 giorni fino a un termine di circa 90 giorni. Sempre che non sopraggiungano altri “intoppi”.

Le liberatorie

Un’altra sfida significativa è rappresentata dalla burocrazia associata alle liberatorie per l’utilizzo delle opere d’immagine. Le liberatorie sono documenti legali che stabiliscono i termini e le condizioni dell’utilizzo di un’opera, compresi i diritti concessi e le tariffe pagate.

Tuttavia, il processo di ottenimento delle liberatorie può essere lungo e complicato, coinvolgendo spesso la negoziazione con gli autori o i loro rappresentanti e la gestione della documentazione. Questo può rappresentare un onere aggiuntivo sia per gli autori che per gli editori, contribuendo alla complessità e ai costi associati alla riproduzione di opere d’immagine.

Oltre i confini dell’editoria giornalistica

Va infine precisato che questa situazione non riguarda solo le redazioni giornalistiche, ma coinvolge ad esempio anche i musei,che hanno espresso preoccupazione riguardo alle tariffe e alle condizioni imposte dalla SIAE.

Associazioni come Amaci (Associazione dei musei d’arte contemporanea italiani) hanno sollevato il problema delle richieste esorbitanti per la riproduzione di materiale museale, come cataloghi, manifesti e pubblicazioni online. Questo fenomeno non riguarda solo le nuove opere, ma anche il materiale storico e risalente nel tempo, evidenziando una sfida sistemica che va oltre il settore giornalistico e coinvolge l’intero panorama culturale italiano.

La richiesta di un tavolo di discussione da parte di queste associazioni suggerisce quindi ancor di più la necessità di una revisione delle tariffe e delle condizioni di pagamento dei diritti d’autore per garantire un accesso più equo e sostenibile alle opere d’arte e ai materiali culturali.

Mentre autori, editori, giornalisti e istituzioni culturali cercano pertanto soluzioni per bilanciare la necessità di proteggere i diritti d’autore con l’importanza dell’accesso equo alle opere d’immagine, è evidente che il settore sta affrontando una fase di cambiamento e rinnovamento.

Gli scenari futuri potrebbero delinearsi attraverso un maggiore coinvolgimento delle parti interessate nella definizione delle tariffe e delle condizioni di utilizzo delle opere d’immagine, promuovendo un dialogo aperto e costruttivo tra autori, editori, istituzioni culturali e organizzazioni di gestione dei diritti d’autore. La digitalizzazione potrebbe offrire nuove opportunità per la diffusione e la fruizione delle opere d’arte, aprendo la strada a modelli di business innovativi e sostenibili.

Tuttavia, è essenziale che tali sviluppi avvengano nel rispetto dei diritti degli autori e dei principi di equità e giustizia nel compenso per il loro lavoro creativo. Inoltre, è fondamentale considerare l’impatto sociale e culturale di queste decisioni, assicurando che l’accesso alle opere d’immagine rimanga accessibile e inclusivo per tutti.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it