suicidio assistitoHa fatto scalpore il primo via libera al suicidio assistito in Italia. Ma di cosa si tratta? Vediamolo insieme.


È notizia delle ultime ore che il comitato etico dell’Asl delle Marche ha dato il primo via libera al suicidio assistito per un paziente tetraplegico, immobilizzato a letto da dieci anni.

Si tratta di una decisione storica: la prima volta in Italia. Ma che cos’è il suicidio assistito e dov’è legale? Vediamolo insieme.

Suicidio assistito: di cosa si tratta

Il suicidio assistito è l’aiuto medico e amministrativo ad un soggetto che ha deciso di morire, tramite suicidio. Si differenzia dall’eutanasia, poiché l’atto finale di togliersi la vita avviene in modo autonomo e volontario, tramite sostanze apposite. Nel processo di eutanasia, infatti, c’è un altro soggetto che somministra il farmaco, attraverso un’iniezione.

Altri addetti si occupano solamente del ricovero, della preparazione delle sostante e della gestione tecnica e legale post-mortem.

Suicidio assistito: dov’è legale

suicidio assistitoIl tema del suicidio assistito è soggetto di diversi dibattiti, per questioni di diversa natura, tra cui quella religiosa ed etica.

In alcuni Stati, è una pratica ammessa, a patto che si rispettino alcune condizioni, che variano nei diversi ordinamenti. Per esempio, in Svizzera è legale solamente se il soggetto si trova in condizioni di “sofferenza inguaribile”. Oltretutto deve essere adeguatamente informato sulle alternative e deve essere capace di intendere e volere.

Le altre nazioni in cui è legale sono Belgio, Colombia, Lussemburgo, Paesi Bassi e gli stati dell’Oregon, Washington, Montana e California.

Il suicidio assistito in Italia

Il primo passo verso il suicidio assistito era stato fatto qualche anno fa dalla Corte Costituzionale che ha ritenuto non punibile chi aiuta a morire un malato irreversibile e in grado di decidere di morire.

Ma la recente decisione del comitato etico della Asl delle Marche rimarca la possibilità di ricorrere alla pratica, anche in Italia.

Il paziente è un 43enne di Pesaro, rimasto tetraplegico dopo un incidente stradale, accaduto ormai dieci anni fa. Il paziente aveva ottenuto il via libera in Svizzera, ma poi ha voluto richiedere anche alla sua Asl, per sapere se avesse i requisiti necessari.

Dopo 13 mesi di attesa per essere visitato e due mesi per la decisione, il Comitato etico ha deciso: il paziente potrà ricorrere alla pratica in Italia, anche a casa sua, accanto alla sua famiglia, quando si sentirà pronto a farlo.

La somministrazione del farmaco letale avverrà per sua scelta, senza l’aiuto del personale sanitario.
Si tratta del primo via libera in Italia per il suicidio assistito, che riprende le decisioni della Corte Costituzione del 2019, che dichiarava la non punibilità del gesto.

La Consulta ha anche specificato che, per poter ricorrere alla pratica, dovranno sussistere quattro requisiti:

  • Il paziente deve essere tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitali (senza le quali non potrebbe vivere);
  • Essere affetto da una patologia irreversibile;
  • Avere una patologia che procura sofferenze intollerabili;
  • Essere capace di intendere e volere e di prendere decisioni libere e consapevoli.

Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it