Lentamente rinasce il Sud, che stenta ad aggredire il divario accumulato negli anni della crisi. Il rapporto Svimez 2016 sull’economia del Mezzogiorno traccia un profilo in chiaro-scuro. Crescita positiva, ma la metà rispetto al Nord.
Consumi in ripresa, ma pochi investimenti. Occupazione in aumento, ma i giovani meridionali che lavorano sono percentualmente meno dei coetanei greci e spagnoli.
In tanti – soprattutto donne e laureati – emigrano. Oltre due milioni in poverta’ assoluta.
L’associazione per lo sviluppo del mezzogiorno raccomanda: “Non e’ piu’ rinviabile una misura universale contro la poverta’”. Crescita, investimenti, consumi – Il Pil italiano nel 2016 crescera’ dello 0,8%, +0,9% al Centro-Nord e +0,5% al Sud. La variazione è migliore rispetto alle previsioni di luglio 2016.
In linea le stime sui consumi: in crescita dello 0,6% al Centro-Nord e dello 0,4% al Sud. Diversa la dinamica degli investimenti fissi lordi: +2% al Centro-Nord, +0,6% al Sud.
Occupazione
Nelle regioni meridionali nel 2015 gli occupati sono aumentati dell’1,6%, pari a 94 mila unità. Mentre in quelle del Centro-Nord sono cresciuti dello 0,6%, 91 mila unità. Cresce anche l’occupazione giovanile meridionale: +3,9%, rispetto a una media nazionale del +2,8% e un aumento al Centro-Nord pari a +2,4%. Ma il divario strutturale e’ ancora troppo ampio: nel 2015 gli occupati al Sud erano sotto la soglia di 6 milioni. Per i giovani tra i 15 e i 34 anni il Sud si colloca in fondo a ogni classifica europea, peggio della Spagna e della Grecia.
Poverta’
Al Sud il 60% degli individui in famiglie giovani e’ a rischio poverta’. Due milioni e 100mila persone sono in stato di poverta’ assoluta, su 4milioni e 500mila dell’intera nazione. Svimez sottolinea che l’adozione di un Piano nazionale per la lotta alla poverta’ e all’esclusione, con l’istituzione di un Fondo, e’ solo un primo passo. Ma le risorse messe in campo, che peraltro sono rimaste invariate anche per il 2017, sono ancora troppo poche. Non e’ piu’ rinviabile una misura organica e universale di contrasto della poverta’.
Calo demografico
Il Sud è sempre più a rischio desertificazione, sottolinea lo Svimez. Negli ultimi venti anni il Sud ha perso 1,113 milioni di persone. La maggior parte dei quali concentrati nelle fasce d’età produttiva tra 25-29 anni e 30-34 anni. A lasciare sono ancora i soggetti più qualificati e dinamici: circa il 20%. Tra il 2002 e il 2014 sono andati via dal Mezzogiorno 653.000 persone. 478.000 sono giovani, tra questi 133.000 laureati, la maggior parte donne. Nel 2015 la popolazione meridionale e’ calata di 62mila persone. Il numero dei nati al Sud ha raggiunto il livello più basso dall’Unità d’Italia: 170 mila.