Come chiarito dalla Corte di Cassazione, se il figlio maggiorenne non s’impegna nello studio o nel lavoro, c’è lo stop al mantenimento.


La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 19955/2024 ha dato un chiarimento sul tema dell’assegno di mantenimento per i figli maggiorenni privi d’indipendenza economica.

Arriva, infatti, lo stop all’assegno di mantenimento se il figlio non s’impegna nel lavoro o nello studio. Ma l’onere della prova spetta al richiedente, perciò, al genitore stesso.

Ecco nel dettaglio.

Stop mantenimento figlio maggiorenne se non s’impegna nello studio o nel lavoro: la decisione della Corte di Cassazione

Secondo l’ordinamento italiano, i genitori sono tenuti al mantenimento dei figli maggiorenni, fino al raggiungimento della loro indipendenza economica.

L’indipendenza economica è la condizione che permette loro di provvedere, in maniera autonoma, alle proprie necessità. Ovvero quando s’inizia a percepire uno stipendio tale da consentire un reddito corrispondente alla professionalità, acquisita alle normali condizioni di mercato.

Però, come dichiarato dalla Cassazione nella sentenza n°1858 del 2016, se la non indipendenza economica dei figli maggiorenni è causata da colpevole inerzia o rifiuto ingiustificato alle diverse occasioni lavorative, può sussistere un massimo di obbligo alimentare da parte del genitore.

Questo perché

“il diritto del figlio maggiorenne al mantenimento si giustifica all’interno e nei limiti del perseguimento di un progetto educativo e di un percorso formativo, tenendo conto delle sue capacità, inclinazioni ed aspirazioni. Considerato che la funzione educativa del mantenimento è nozione idonea a circoscrivere la portata dell’obbligo di mantenimento, sia in termini di contenuto, sia di durata, avendo riguardo al tempo occorrente e mediamente necessario per il suo inserimento nella società”.

Nell’ultima ordinanza, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’onere della prova delle condizioni, che fondano il diritto al mantenimento, è a carico del richiedente.
Il genitore deve dimostrare che il figlio è stato preparato adeguatamente per essere attivato alla ricerca di un lavoro. Ciò, deve essere dimostrato con una preparazione professionale o tecnica adeguata.

L’onere della prova è tanto più lieve per il figlio quanto è più prossima la sua età a quella di un maggiorenne. Poiché si presume ci sia bisogno di un adeguato periodi di preparazione al mercato del lavoro.

Di conseguenza, la prova della spettanza dell’assegno diventa più difficile col trascorrere degli anni. Poiché bisogna valutare in ragione del principio dell’autoresponsanbilità, tenendo conto delle scelte fatte e intraprese, prima di un’idonea qualificazione professionale e di una collocazione lavorativa.

La sentenza, quindi, definisce le regole per stabilire quando un genitore può smettere di pagare il mantenimento al figlio maggiorenne.

In questo modo, i figli avranno il sostegno economico necessario per crescere e diventare indipendenti. Ma, allo stesso tempo, si evita che i genitori siano costretti a pagare il mantenimento per i figli che sono in grado di lavorare, ma che non lo fanno.