Un paper di Bankitalia segnala le caratteristiche delle neoaziende iscritte al Registro: sono più innovative, crescono più in fretta, sono più capitalizzate, investono di più, ma vendono meno.
Dal decreto Crescita 2.0 a oggi ci sono più di 4 mila nuove imprese innovative, circa 18 mila occupati, oltre 172 milioni erogati in finanziamenti facilitati dal Fondo di Garanzia, un regolamento per l’equity crowdfunding e altre norme per l’ecosistema.
È questa la specificità delle aziende iscritte alla sezione speciale del Registro secondo uno studio di Bankitalia, pubblicato a luglio del 2016, intitolato Le startup innovative in Italia: le loro caratteristiche e l’effetto della legge del 2012 (in inglese).
Gli autori del paper, Paolo Finaldi Russo, Silvia Magri e Cristiana Rampazzi, hanno comparato le 1.758 startup innovative che a fine 2015 avevano presentato i bilanci 2013-2014 con le oltre 134mila imprese che in Italia, secondo il database Cerved, hanno caratteristiche simili (piccole con non più di 4 anni di vita, fatturato inferiore a 5 milioni e asset totali superiori a 0) ma non sono iscritte alla sezione speciale del Registro introdotta con il decreto Crescita 2.0 del 2012.
Nel 2012 il legislatore ha introdotto nell’ordinamento italiano un’apposita sezione del registro delle imprese e un numero elevato di agevolazioni finalizzate alla creazione di un ecosistema favorevole allo sviluppo delle “start-up innovative” (ISUP). In questo lavoro confrontiamo le ISUP con altre start-up. Coerentemente con i criteri previsti dalla legge, le ISUP mostrano un’elevata capacità di innovazione che si riflette nel maggior peso delle attività immateriali e nel ritardo della commercializzazione dei prodotti. Le ISUP presentano un più alto tasso di investimento e una crescita più marcata del fatturato e dell’attivo, mentre la loro struttura finanziaria si caratterizza per una maggiore capitalizzazione e una più elevata disponibilità di attività liquide.
A differenza delle altre startup italiane, quelle innovative ricevono una quota di investimenti in equity superiore: almeno 15mila euro in media. Allo stesso, i debiti sono più bassi. C’è un minor peso dei debiti con le banche ma questo aspetto – spiegano gli autori del paper – potrebbe anche essere legato al fatto che i progetti delle ISUP sono considerati rischiosi dalle banche e l’accesso al credito diventa “più difficile che per le altre aziende”. È questo che giustificherebbe la possibilità, voluta dal legislatore, di accedere in modo più semplice al Fondo di Garanzia per le Pmi. Ed è anche il ricorso alle iniezioni di capitale che rende le startup innovative le più capitalizzate tra tutte le nuove imprese.
Per quelle che operano nel settore dei servizi, i finanziamenti esterni, tramite debito o capitale di rischio, crescono più di quelli di altre imprese simili; un maggiore incremento dei tassi di investimento si manifesta in presenza di un aumento più marcato dei loro livelli di capitale.