Il Governo italiano, attraverso il Piano strutturale di bilancio presentato lo scorso 28 settembre, ha avanzato l’ipotesi di un aumento delle accise sul diesel, allineandole a quelle per la benzina.
Negli ultimi mesi, il tema delle accise sui carburanti ha riacceso il dibattito politico ed economico in Italia. L’attenzione si è concentrata soprattutto sul gasolio, un carburante largamente utilizzato che potrebbe presto essere oggetto di importanti modifiche fiscali.
La proposta del Governo, annunciata nel contesto del Piano strutturale di bilancio, sta già sollevando discussioni accese tra esperti, istituzioni e associazioni di consumatori. Ma quali potrebbero essere le conseguenze di questa iniziativa e quali sono le ragioni che la sostengono?
In arrivo aumento delle accise sul diesel
La proposta di aumentare le accise sul gasolio e allinearle a quelle della benzina si inserisce, in teoria, in un piano più ampio di riforma fiscale, volto a riequilibrare le finanze pubbliche e a incentivare politiche ambientali sostenibili.
Attualmente, il gasolio gode di una tassazione più bassa rispetto alla benzina. Le accise, ossia le imposte indirette applicate sui carburanti, ammontano a 0,617 euro per ogni litro di gasolio, mentre per la benzina si arriva a 0,728 euro al litro.
L’eventuale decisione di uniformare le accise porterebbe a un aumento del prezzo del gasolio al distributore. Secondo le stime, il rialzo equivarrebbe a un aumento di circa 5,5 euro per ogni pieno di carburante, con un impatto significativo per chi utilizza quotidianamente il gasolio. Tale misura potrebbe influire in maniera sostanziale non solo sui consumatori privati, ma anche su settori produttivi che dipendono pesantemente dal diesel, come il trasporto merci e l’agricoltura.
Le ragioni dietro questa proposta
Questa differenza tra accise di benzina e diesel è stata giustificata storicamente dal fatto che il gasolio fosse considerato un carburante meno costoso per i trasporti, in particolare per mezzi pesanti e commerciali.
Tuttavia secondo il Ministero dell’Ambiente, il regime fiscale agevolato per il gasolio non trova giustificazioni dal punto di vista ecologico, favorendo un carburante che ha un impatto negativo sull’ambiente.
Per questa ragione, la proposta di innalzare le accise rientra in una strategia più ampia di riforma fiscale che mira a ridurre i “Sussidi ambientalmente dannosi” (SAD), ossia quegli incentivi che contrastano con gli obiettivi di transizione ecologica. L’aumento delle accise sul diesel, allineandole a quelle della benzina, verrebbe giustificato dal tentativo di favorire l’adozione di tecnologie più sostenibili e meno inquinanti.
Il Governo sconfessa le proprie promesse elettorali?
L’ipotesi di aumentare le accise sul gasolio rappresenta un vero e proprio ribaltamento delle promesse fatte dall’attuale governo durante la campagna elettorale. Nel 2019, l’allora leader dell’opposizione e attuale premier aveva dichiarato con forza in un video l’intenzione di abolire gradualmente le accise sui carburanti, definendole un onere insostenibile per i cittadini. Questo impegno aveva suscitato entusiasmo e speranze tra automobilisti e consumatori, stanchi di una tassazione percepita come eccessiva e ingiustificata.
Qui potete rivedere il video che in questi giorni è tornato ad essere virale.
Oggi, a distanza di pochi anni, la realtà è ben diversa. L’idea di abolire o ridurre progressivamente le accise è stata messa da parte, sostituita da una strategia opposta: aumentare le imposte, in particolare sul gasolio, per uniformarle a quelle già elevate della benzina. Questo cambio di rotta non solo smentisce le promesse fatte in passato, ma tradisce anche la fiducia di un elettorato che, in gran parte, aveva votato l’attuale governo proprio in virtù di quelle dichiarazioni.
Quale sarà l’impatto di questo aumento?
La contraddizione appare evidente e ha generato critiche aspre, poiché le conseguenze economiche di questa scelta potrebbero essere devastanti per alcune categorie. Il paradosso è che coloro che dovevano essere sollevati dal peso delle accise, oggi rischiano di pagarle ancora più care.
Conseguenze per i cittadini
Gli automobilisti italiani, già gravati da un costo elevato del carburante, si troverebbero a fare i conti con una nuova impennata dei prezzi, se la proposta venisse approvata. Attualmente, su ogni litro di gasolio acquistato, il 56,1% del prezzo finale è costituito da imposte, tra accise e IVA. Con le nuove misure allo studio, questa percentuale aumenterebbe ulteriormente, erodendo il potere d’acquisto delle famiglie e pesando in modo rilevante sui bilanci domestici.
L’associazione di consumatori Assoutenti ha lanciato l’allarme: l’introduzione di un aumento delle accise sul gasolio potrebbe comportare un esborso aggiuntivo di 3,1 miliardi di euro per i cittadini, solo considerando i consumi attuali. Nel 2023, infatti, il consumo di gasolio in Italia è stato di circa 28 miliardi di litri. Una crescita dei costi per il carburante, già di per sé elevati a causa dell’andamento del mercato internazionale e delle fluttuazioni dei prezzi energetici, potrebbe aggravare ulteriormente la situazione, soprattutto per le categorie più vulnerabili della popolazione.
Conseguenze per le imprese
Il peso economico di una tale misura non si limiterebbe solo agli automobilisti privati, ma si rifletterebbe anche su una vasta gamma di settori produttivi.
L’Italia è un Paese in cui il trasporto su strada riveste un ruolo centrale: il gasolio alimenta la gran parte dei mezzi utilizzati per la movimentazione delle merci. Un aumento dei costi del carburante avrebbe quindi un effetto domino sui prezzi dei beni di consumo, con il rischio di una spirale inflazionistica. Gli operatori del trasporto su gomma, già colpiti dal caro carburante, vedrebbero lievitare le loro spese, inevitabilmente trasferite sui prezzi finali per i consumatori. Settori come l’agricoltura, la logistica e il commercio all’ingrosso subirebbero contraccolpi significativi, con ripercussioni sull’intera filiera economica.
Quali sono gli scenari futuri?
Il dibattito sull’aumento delle accise si inserisce in un quadro di diseguaglianze crescenti e di difficoltà economiche diffuse. Se da un lato il governo giustifica la misura come necessaria per riequilibrare i conti pubblici e favorire la transizione ecologica, dall’altro lato ci sono forti timori che il risultato finale possa essere una stangata per i consumatori. Le famiglie già provate dall’aumento del costo della vita si troverebbero a dover fronteggiare un ulteriore incremento delle spese quotidiane, senza alcun beneficio immediato in termini di qualità della vita o di sostenibilità.
In questo scenario, molti esperti e rappresentanti delle associazioni di categoria chiedono al governo di valutare attentamente le conseguenze sociali ed economiche di questa misura, proponendo alternative che possano conciliare gli obiettivi fiscali con la tutela del potere d’acquisto dei cittadini. Se l’obiettivo è davvero quello di favorire la transizione ecologica, sarà necessario trovare soluzioni che non vadano a penalizzare ulteriormente le fasce più deboli della popolazione, che già oggi subiscono il peso maggiore delle politiche fiscali.