I lavoratori dei supermercati e dei negozi incroceranno le braccia oggi: ecco cosa sappiamo sullo sciopero del 22 dicembre.
Oggi, 22 dicembre 2023, diverse sigle sindacali legate al terziario, al commercio e al turismo incroceranno le braccia, a causa dello sciopero.
Sarà proprio a ridosso delle feste natalizie, il che potrebbe creare non pochi disagi ai consumatori e ai turisti.
Ecco cosa sappiamo.
Sciopero 22 dicembre: chi coinvolgerà e perché
Negli scorsi giorni, il tema dell’incremento salariale ha subito un brusco stop e ci sono state reciproche accuse di indisponibilità e incomprensioni tra le controparti datoriali.
La contestazione di oggi coinvolge i lavoratori e le lavoratrici del settore terziario, del turismo e servizi, del comparto alberghiero, delle agenzie di viaggio, del settore termale, della ristorazione e della distribuzione organizzata.
Le sigle sindacali coinvolte sono la Filcam Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, che hanno organizzato cinque piazze di protesta. Si tratterà di tre manifestazioni interregionali (a Roma, Milano e Napoli) e due manifestazioni regionali (a Cagliari e Palermo).
Lo sciopero è supportato anche dai sindacati confederali: il leader della Cgil Maurizio Landini sarà in piazza a Milano, mentre il segretario generale aggiunto della Cisl Daniela Fumarola e il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri saranno a Roma.
Si sciopererà per rivendicare il rinnovo del contratto, fermo da tre anni, ma anche per l’inflazione e i salari in stallo.
I sindacati richiedono che, per gli aumenti salariali, si tenga conto dell’Ipca (Indice dei prezzi al consumo armonizzato) che, se applicato, porterebbe ad un aumento di 300 euro negli stipendi dei lavoratori. Ma le controparti sono disposte a offrirne solo la metà.
Per il settore terziario, invece, i sindacati puntano il dito contro le associazioni di settore, per poter riconoscere ai lavoratori incrementi retributivi in linea con l’andamento inflazionistico.
Stessa storia per il settore turismo: le organizzazioni sindacali si scagliano contro le associazioni datoriali di settore, come Fibe, Federalberghi e Fiavet, poiché
“si rifiutano di parlare di aumenti salariali in linea con gli indici Ipca e adeguati a far recuperare ai lavoratori l’aumento del costo della vita, in alcuni casi disconoscendo gli accordi interconfederali a suo tempo sottoscritti”.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it