sprar“Il nostro Paese in questi anni, di fronte all’emergenza profughi, ha agito con una capacità di assistenza straordinaria, anche grazie al contributo dei Comuni. Di questo dobbiamo essere orgogliosi e rivendicarlo anche a livello europeo”. Lo ha sottolineato il presidente dell’Anci, Piero Fassino, intervenendo alla presentazione dell’Atlante Sprar 2015, il Rapporto annuale del sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati.

 

“In Italia vivono regolarmente 5 milioni di stranieri, integrati – ha aggiunto Fassino – il nostro non e’ un paese invaso, non ci troviamo di fronte a un’emergenza, ma man mano che il numero si amplia abbiamo bisogno di mettere in campo tutte le politiche necessarie a governare il fenomeno”, ha spiegato Fassino.

 

Per il presidente Anci, “dobbiamo mettere in campo tutte le strategie necessarie per non trovarsi di fronte a criticità. Serve una politica capace di gestire con attenzione il fenomeno, non ci troviamo di fronte a una situazione episodica ma strutturale, quindi bisogna mettere in campo tute le misure necessarie per governarlo e gestirlo bene. Un sindaco deve avere a disposizione risorse adeguate per poter gestire queste cose e nei Comuni si deve mettere in piedi una struttura di solidarietà, con le associazioni di volontariato, le parrocchie bisogna fare sistema. L’unica cosa che non si può fare e’ lasciare il fenomeno non governato”.

 

Proprio per questo motivo, Fassino ha rivendicato il valore dell’esperienza di accoglienza ed integrazione dello Sprar che “basa la sua forza sulla diffusione territoriale” oltre che “su un approccio di sistema”. “Un modello che – sottolinea – abbiamo cercato di rafforzare di intesa con il ministero dell’Interno con proposte che stanno ricevendo un riscontro positivo”.

 

Da un lato predisponendo un “Piano Nazionale di Ripartizione con l’obiettivo ultimo di estendere il Sistema Sprar in tutti i Comuni italiani, come unica alternativa praticabile all’attuale organizzazione e gestione del sistema di accoglienza nazionale”. Dall’altro con la messa a punto “di un Dpcm del ministero dell’Interno che definisce una modalità di accreditamento “continuo” allo Sprar, superando così l’attuale complessità imposta dalla periodicità di pubblicazione dei bandi di adesione”.

 

L’ obiettivo finale è di mettere “i Comuni al centro del sistema di accoglienza territoriale, con una serie di misure di sostegno mirate a quelli facenti parte della rete Sprar”; il tutto nella prospettiva del “graduale svuotamento del canale dell’accoglienza di tipo prefettizio che nei fatti si è rivelato meno efficace nell’avviare percorsi efficaci di integrazione”.

 

Sullo sfondo restano comunque altri due temi che a parere di Fassino vanno affrontati: da un lato “l’abbattimento dei tempi per le procedure per il riconoscimento del diritto di asilo, ora ci vuole almeno un anno per concludere l’iter di esame, sarebbe auspicabile l’obiettivo indicato dal ministero dell’Interno di arrivare ad almeno due mesi”. E dall’altro le politiche e le azioni da mettere in campo per gli immigrati che restano fuori dal sistema di accoglienza per i rifugiati.

 

“Bisogna capire che, in base agli accordi di riammissione, le persone che non ricevono lo status di rifugiato possono venire rimpatriate solo se si ha piena certezza della loro identità. Questa condizione non si verifica quasi mai. Pertanto il tema della ricollocazione conclude Fassino – va affrontato con una strategia comune e che metta da parte facili semplificazioni”. Leggi la sintesi del Rapporto e gli interventi del segretario generale Anci Veronica Nicotra, del delegato Anci all’Immigrazione e sindaco di Prato Matteo Biffoni, del presidente della commissione Immigrazione Anci Irma Melini, del sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, del capo dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del ministero dell’Interno Mario Morcone e del presidente di Cittalia Leonardo Domenici.