Sepolto per 70 anni ad Alessandria d’Egitto, ora torna in Italia: le spoglie di Vittorio Emanuele III di Savoia trovano posto nel cimitero di Vicoforte, in provincia di Cuneo, dove già riposa la moglie regina Elena. E scoppia la polemica.
Vittorio Emanuele III è stato il penultimo re d’Italia. Ha regnato dal 1900- anno del regicidiodel padre Umberto I ad opera dell’anarchico Gaetano Bresci- al 1946, quando abdicò in favore del figlio Umberto II. Il 2 giugno di quell’anno l’Italia scelse la Repubblica.
Fu re sotto il fascismo: conferì a Benito Mussolini l’incarico di formare un Governo e firmò le leggi razziali, nel 1938. Fu poi protagonista della fuga a Brindisi, dopo l’8 settembre del 1943.
Si ritirò quindi in esilio in Egitto, dove morì il 28 dicembre 1947, il giorno dopo la firma della Costituzione italiana, che sarebbe entrata in vigore il primo gennaio del 1948.
In un’epoca segnata dal progressivo smarrimento di Memoria e valori fondamentali il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine“, dice la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
“Anche perché giunge alla vigilia di un anno segnato da molti anniversari, i 70 anni della Costituzione che nacque nel solco del referendum attraverso cui l’Italia scelse di abrogare la monarchia ma anche gli 80 anni dalla firma delle Leggi Razziste che per primo proprio il sovrano di casa Savoia avallò nella tenuta di San Rossore a Pisa. Era il 5 settembre del 1938, pochi giorni ancora e Mussolini le avrebbe annunciate alla folla entusiasta radunatasi in Piazza Unità d’Italia a Trieste. Bisogna che lo si dica chiaramente, in ogni sede: Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l’ascesa e la violenza apertamente manifestatasi sin dai primi mesi del Ventennio”, spiega Di Segni.
“Nessun tribunale ebbe mai modo di processarlo, per quelle gravi colpe. Cercheremo di colmare questo vuoto con una specifica iniziativa, nel prossimo mese di gennaio. Per chi oggi vuole farne un eroe o un martire della Storia, per chi ancora chiede una sua solenne traslazione al Pantheon, non può che esserci una risposta: nessun onore pubblico per chi porta il peso di decisioni che hanno gettato discredito e vergogna su tutto il paese. L’Italia non può e non deve dimenticare”.