Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie tra il 1995 e il 2017, dopo un ventennio di crescita la quota di spese obbligate diminuisce di un punto percentuale. Le spese obbligate rappresentano il 40,9% dei consumi complessivi; valgono 7.070 euro pro capite, di cui quasi il 60% è assorbito dalla voce abitazione.
Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie tra il 1995 e il 2017, dopo un ventennio di crescita (+5,3 punti percentuali tra il 1995 e il 2014), la quota di spese obbligate, pur rimanendo l’aggregato significativo, diminuisce di un punto percentuale (passando dal 41,8% del 2014 al 40,9% del 2017). La causa principale è la decisa riduzione dei prezzi degli energetici e dei servizi finanziari; nel 2017 quasi il 60% delle spese obbligate pro capite (pari complessivamente a 7.070 euro) sarà destinato dall’abitazione (4.100 euro); all’interno dei consumi commercializzabili (oltre 10.200 euro pro capite nel 2017), determinati dalle scelte di spesa individuali, i servizi hanno assunto un ruolo sempre più significativo, anche se il 64% è assorbito dai beni; continua il calo della quota destinata agli alimentari, ma questa voce aumenta nei valori pro capite (2.608 euro nel 2017).
Le spese obbligate
L’analisi di lungo periodo sulla tradizionale scomposizione dei consumi tra spese obbligate, quelle per le quali si ha poca, o nessuna, libertà di scelta, e spese commercializzabili, quelle determinate dai bisogni, dai gusti e dalle abitudini dei singoli consumatori, a loro volta segmentate tra beni e servizi, permette di valutare, al di là dei mutamenti socio economici che si sono succeduti nell’arco di oltre un ventennio, le tendenze di fondo nella distribuzione delle spese delle famiglie .
Il primo elemento che emerge dall’analisi del grafico è la sostanziale impermeabilità delle spese obbligate alle dinamiche economiche. Fino al 2014 la quota destinata a questi consumi da parte delle famiglie è, infatti, risultata in costante crescita (si è passati dal 36,5% del 1995 al 41,8% del 2014) nonostante la marcata inversione del ciclo. Questa tendenza ha penalizzato in misura sensibile la componente relativa ai beni commercializzabili, la cui quota è passata, nello stesso periodo, dal 46,1% al 37,3%. Su questi ultimi hanno pesato sia gli effetti dell’aumento in valore delle spese obbligate, sia l’emergere di nuove necessità legate al processo di terziarizzazione del consumo sintetizzato dal sorpasso dei servizi sui beni.
Il processo di erosione di quote di consumo da parte delle spese obbligate nei confronti dell’area lasciata alle scelte individuali sembra essersi arrestato nei periodi più recenti. Tra il 2014 ed il 2017 l’incidenza è, infatti, scesa di un punto percentuale circa, con un aumento sia della quota destinata ai servizi, sia di quella relativa ai beni commercializzabili. Tale andamento, che potrebbe interrompersi nell’anno in corso, è stato determinato in larga parte dalla decisa riduzione registrata dai prezzi degli energetici (regolamentati e non) e dei servizi finanziari. Per contro, sull’aumento della quota destinata ai beni ha inciso la dinamica dei mezzi di trasporto, la cui domanda è risultata in decisa espansione dopo un lungo periodo di crisi. I dati espressi in valori pro capite consentono di valutare, al di là dei mutamenti demografici, il peso che i diversi consumi hanno assunto nei comportamenti dei consumatori. All’interno delle spese obbligate, per le quali si stima un importo, al 2017, di 7.070 euro, quasi 4.100 euro (poco meno del 60%) vengono assorbiti da quelle relative all’abitazione (affitti effettivi e imputati, manutenzione ordinaria dell’abitazione, energia, acqua, smaltimento rifiuti, ecc.).
Questa voce, unitamente alle spese per la sanità, è risultata, in termini di valori, in crescita in tutto il periodo preso in esame. Su questo andamento hanno pesato anche le esigenze di finanza pubblica che hanno portato gli enti erogatori dei servizi – come nel caso dello smaltimento dei rifiuti – a frequenti aumenti dei prezzi (tariffe). Quest’evoluzione ha comportato, in termini di quote, un aumento dell’incidenza delle spese relative all’abitazione di oltre 5 punti percentuali negli ultimi venti anni, mentre per la sanità, dopo la flessione della metà dello scorso decennio, si è tornati ai valori precedenti di inizio periodo.
Per quanto attiene alle spese obbligate legate alla mobilità – assicurazioni e carburanti – con l’inizio della fase recessiva si è rilevata una battuta d’arresto in termini di spesa pro capite. Tale andamento è derivato dal calo dei prezzi dei carburanti negli anni più recenti e da quello delle assicurazioni sulle quali l’ampliarsi dell’offerta (servizi online) e alcuni provvedimenti legislativi hanno migliorato il livello di concorrenza. Tale dinamica fa sì che tra il 2007 ed il 2017 si rilevi un ridimensionamento della quota destinata a questa componente delle spese obbligate la cui incidenza dovrebbe tornare, nel 2017, su valori non dissimili da quelli rilevati nel 1995. A partire dal 2007, le altre spese obbligate hanno conosciuto un ridimensionamento dei valori pro capite, dovuto soprattutto ai servizi finanziari i cui prezzi impliciti sono diminuiti in misura rilevante. Relativamente ai consumi legati alle scelte dei singoli individui la spesa, in termini pro capite, è passata da poco più di 6.600 euro di inizio periodo ad oltre 10.200 euro del 2017.
All’interno di questo aggregato seppure i beni continuano ad assorbire quasi il 64% della spesa i servizi hanno assunto un ruolo sempre più significativo. Per quanto attiene ai beni, la spesa relativa agli alimentari, pur in aumento in termini di valori pro capite, ha mostrato anche negli anni più recenti una diminuzione della quota ad essa destinata. Analizzando l’evoluzione di lungo periodo dei prezzi impliciti (deflatori) delle diverse aggregazioni di spesa risulta evidente come, al di là di poche eccezioni, quelli relativi alle spese obbligate abbiano mostrato, in tutto il periodo in esame, una dinamica nettamente superiore rispetto a quanto rilevato sia per i beni che per i servizi commercializzabili. Ponendo uguale a 100 i prezzi del 1995 nel 2017 si dovrebbe arrivare per i consumi obbligati a 182,2, per i beni commercializzabili a 134,7, per i servizi a 152,3. La sintesi porta ad un valore di 154,4 per il totale dei consumi. Va anche segnalato come la dinamica flettente registrata negli ultimi anni per i prezzi delle spese obbligate dovrebbe invertirsi nell’anno in corso facendo registrare incrementi dei prezzi più sostenuti per questa parte dei consumi delle famiglie rispetto al dato generale.