spese militari italia natoSecondo quanto riportato dai documenti programmatici ufficiali, le spese militari dell’Italia non raggiungono il 2% del Pil richiesto dalla Nato.


Secondo i dati, l’Italia quest’anno ha speso l’1,46% per la Difesa. Una quota che scenderà ulteriormente nei prossimi anni.
Siamo, quindi, tra gli Stati che spendono di meno per il settore militare. Un dato che va contro a quanto richiesto dalla Nato.

Ecco nel dettaglio.

Spese militari Italia: non si raggiunge il 2% fissato dalla Nato

Nel documento programmatico pluriennale della Difesa, che traccia la strategia italiana del prossimo triennio, viene sottolineato come l’Italia sia tra i Paesi che spendono meno per l’Esercito.
Jens Stoltenberg, presidente generale della Nato, si aspetta

“che 18 Paesi riusciranno a spendere almeno il 2% del Pil nella difesa. Sarebbe un record e un aumento di 6 volte rispetto al 2014, quando solo tre Paesi raggiungevano l’obiettivo”.

Dai dati ottenuti, però, l’Italia non rientra in queste nazioni.
La richiesta, attualmente, viene evasa da quasi tutti i Paesi del blocco orientale e, nel 2024, a questi se ne dovrebbero aggiungere altri sette, tra i quali ci sono Francia e Germania.

Per quanto riguarda i grandi Paesi Nato, l’Italia è un fanalino di coda. Al primo posto, ci sono gli Stati Uniti (29,3%), seguiti da Francia (29,1%), Regno Unito (28,6%), Spagna (28,6%), Germania (25,3%) e Canada (24,4%).

Le spese militari dell’Italia

Secondo la classificazione Nato, l’Italia, nel 2023, ha speso 28,6 miliardi di euro per la Difesa. Nel 2024, dovrebbe spendere 39,2 miliardi di euro, per essere in linea con le richieste del 2% del Pil.

Il 61% dei fondi viene impiegato per il pagamento degli stipendi e delle pensioni dei soldati Nato, mentre il 39% per altro.
La percentuale dedicata agli stipendi è più alta rispetto alla media UE, che si ferma al 44%.

Per quanto riguarda la spesa per gli equipaggiamenti e gli armamenti, l’Italia è tra i Paesi che spende meno sul totale, col 23%. Peggio del nostro Paese, ci sono Portogallo, Belgio e Danimarca.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it