Società Partecipate, comunicazione degli esuberi: ecco le modalità e la tempistica.
Le ristrutturazioni già avviate sulle società partecipate dalla Pubblica amministrazione (Pa) hanno coinvolto più di 26.500 addetti, e gli obblighi di cessione scritti nella nuova riforma dovrebbero investirne almeno altri 19mila. Il testo definitivo conferma l’impianto complessivo della riforma, che chiede agli enti proprietari di scrivere entro sei mesi un piano di razionalizzazione prevedendo obbligatoriamente l’abbandono delle partecipazioni in aziende che non rispondono a un doppio piano di requisiti.
Non sono consentite le società prive di dipendenti o quelle che hanno un numero di dipendenti inferiore a quello degli amministratori, quelle che nella media dell’ultimo triennio hanno registrato un fatturato sotto il milione di euro, quelle inattive che non hanno emesso fatture nell’ultimo anno, quelle che svolgono all’interno dello stesso comune o area vasta doppioni di attività, quelle che negli ultimi cinque anni hanno fatto registrare quattro esercizi in perdita e quelle che svolgono attività non strettamente necessarie ai bisogni della collettività.
Saranno consentite solo le partecipate pubbliche che svolgono le seguenti attività: servizi pubblici, opere pubbliche sulla base di un accordo di programma, servizi pubblici o opere pubbliche in partenariato pubblico/privato, servizi strumentali, servizi di committenza, valorizzazione del patrimonio immobiliare dell’amministrazione. In caso di crisi aziendali si applicano regole privatistiche mentre gli amministratori risponderanno al giudice civile e alla Corte dei conti per danno erariale.
In quanto alla comunicazione degli esuberi: la Comunicazione degli esuberi ai sindacati entro il 10 ottobre, alle Regioni entro fine ottobre e all’Anpal, l’agenzia nazionale per le Politiche attive, a metà novembre. Le regole in arrivo chiedono alle società pubbliche di «motivare» l’esubero, spiegando cioè se proviene dalla liquidazione delle partecipazioni che non rispondono ai criteri imposti dalla riforma oppure dalla ricognizione del personale nelle altre aziende. L’impianto, con la creazione di elenchi nominativi da gestire con l’aiuto delle Regioni, resta quello già sperimentato con la ricollocazione del personale delle Province.
Il principio è razionalizzare le partecipate senza ricorrere ai meccanismi caducanti automatici del passato recente ed agevolando anche le aggregazioni societarie.