Dopo la fine dello Stato di emergenza cosa succederà col lavoro agile? Vediamo come sarà lo smart working dopo il 31 marzo.
Smart working dopo il 31 marzo: la fine dello Stato d’emergenza, fissata al prossimo 31 marzo 2022, non cambierà le regole attuali sullo smart working. La situazione attuale è stata prorogata fino al 30 giugno 2022 dal decreto Covid.
È stato prorogato anche lo svolgimento del lavoro agile per i lavoratori fragili.
Ma vediamo le ultime novità sullo smart working.
Smart working dopo il 31 marzo: ecco le ultime news
Nonostante la proroga della situazione attuale, in ambito di smart working, ci sono comunque delle novità.
La Commissione Lavoro della Camera ha trovato un accordo su un disegno di legge sullo smart working, dove verranno inserire tutte le proposte di legge dei vari partiti. Il nuovo disegno di legge andrà a sostituire la normativa vigente, regolata dalla Legge 81 del 2017.
Ecco tutte le novità.
Contratti per lo smart working
Ad oggi, per la legge in vigore, basta un accordo individuale fra lavoratore e azienda per lavorare in smart working. Col nuovo testo, rimarrà l’obbligo di accordo individuale, ma ci sarà bisogno anche di una contrattazione nazionale di categoria e/o un accordo aziendale o territoriale.
Gli accordi collettivi dovranno stabilire delle agevolazioni per lo smart working per alcune categorie, come genitori, caregiver e lavoratori fragili, ma anche stabilire i limiti del diritto di disconnessione.
Agevolazioni per lo smart working
Nel disegno di legge viene detto che
“l’equiparazione del lavoratore che svolge la propria attività lavorativa in modalità agile con il personale operante in presenza ai fini del trattamento economico e normativo, del diritto alla salute e alla sicurezza sul lavoro, nonché dello sviluppo delle opportunità di carriera e crescita retributiva, del diritto alla formazione a all’apprendimento permanente e alla periodica certificazione delle relative competenze”.
Nella nuova norma, sono inserite delle possibili agevolazioni per le aziende che adotteranno lo smart working, ma solamente se si tratterà di contratti firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative.
Nel nuovo disegno di legge, inoltre, è prevista la riduzione dell’1% dei premi assicurativi Inail, per le aziende che utilizzeranno lo smart working. Inoltre, sarà previsto anche un credito d’imposta per le “imprese che effettuano, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, investimenti in strumenti informatici di ultima generazione, destinati ad agevolare le attività in modalità agile”.
Modalità dello smart working
Nel nuovo testo, è specificato che si definirà “smart working” solamente se si lavora fuori dall’ufficio per almeno il 30% del tempo. In caso di percentuale minore, non serviranno gli accordi individuali.
È stato definito maggiormente anche il diritto alla disconnessione. Secondo il testo, infatti, si applicheranno le disposizioni presenti nell’articolo 615-bis del Codice Penale, “salvo che il fatto costituisca più grave reato”.
Smart working dopo il 31 marzo: quando vedremo la nuova legge
Come detto dall’onorevole Maria Pallini del Movimento 5 Stelle, prima firmataria del nuovo testo:
“Non è stato facile fare convergere il consenso su un unico testo. Abbiamo ritenuto importante dare un ruolo anche alla contrattazione territoriale per coinvolgere anche le piccole e medie imprese che spesso non negoziano contratti aziendali. Per noi del M5S è stato fondamentale inserire misure rigorose a tutela del diritto alla disconnessione. Il protocollo sullo smart working firmato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando è stato per noi una base di lavoro importante. Auspichiamo che venga discusso in aula alla Camera entro maggio»
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it