L’accordo della Regione con i medici di base tradisce il Piano Socio-sanitario I pensionati: «Le risorse vanno spese meglio, non dirottate ai soli professionisti».
Per i sindacati veneti dei pensionati, l’accordo che la Regione ha trovato con le associazioni dei medici di medicina generale per la realizzazione delle medicine di gruppo tradisce il Piano Socio-sanitario regionale 2012-2016, la cui applicazione è già tremendamente in ritardo. Secondo l’accordo, ai medici arriveranno 100 milioni di euro in quattro anni, come incentivo ad associarsi fra integrazione per le ore lavorate in più e un bonus per ogni assistito, mentre il personale amministrativo e infermieristico necessario a far funzionare le nuove strutture resterà in capo al Servizio sanitario nazionale.
«In questo accordo le medicine di gruppo vengono realizzate in modalità ridotte rispetto a quanto previsto dal Pssr, si dirottano verso i soli professionisti grandi risorse, dimenticando quelle già assegnate, e si rimanda di altri due anni la piena attuazione della riforma», denunciano Rita Turati (Spi Cgil), Adolfo Berti (Fnp Cisl) e Walter Sperotto (Uilp Uil). Il Pssr 2012-2016 sin dalla sua approvazione ha trovato il pieno consenso fra i pensionati veneti proprio per la direzione intrapresa di “meno ospedale, più territorio”. Le medicine di gruppo integrate, che sulla carta saranno dei presidi sanitari in cui operano i medici di base, infermieri, operatori socio-sanitari e specialisti, costituiscono insieme agli ospedali di comunità e alle centrali operative territoriali i pilastri di questa riforma della sanità veneta. Ma se nel Pssr le medicine di gruppo integrate dovrebbero essere aperte 7 giorni su 7 e h24, l’accordo di inizio marzo riduce l’impegno dei medici a tenere aperti gli ambulatori associati per 12 ore. Mentre nelle loro tasche arrivano sempre più risorse: i 100 milioni di incentivo di cui si parla ora vanno ad aggiungersi agli altri 40 stanziati fra il 2012 e il 2013.
Tutti soldi destinati ai soli professionisti, in un periodo in cui la spesa pubblica è contingentata e sarebbe opportuno investire in modo più razionale le risorse destinate all’assistenza territoriale senza dimenticare tutti gli altri attori coinvolti.
«Non è scorretto affermare che i medici di base vivono i vantaggi della libera professione combinati alla certezza del lavoro dipendente, avendo anche uno dei contratti economicamente più remunerativi del settore» affermano i segretari generali dei sindacati veneti dei pensionati.
«Per questo è ora di dire basta con gli interessi particolari e corporativi, altrimenti tutti siamo autorizzati a pensare che siamo di fronte ad una manovra elettorale – concludono – con la quale si vuole comprare il consenso dei medici di famiglia a spese dei cittadini».