A fine aprile dovrebbe arrivare un pacchetto di misure che ha l’obiettivo di “canalizzare il risparmio nazionale” nelle piccole e medie imprese italiane: niente tassazione sul capital gain per chi investe in pmi tra i 50 e i 250 milioni di euro di ricavi.
Favorire gli investimenti, non solo bancari, nell’economia reale, facendo viaggiare paralleli i finanziamenti in arrivo dagli istituti di credito – favoriti dai nuovi maxi-prestiti messi in campo dalla Bce – con quelli di investitori privati, istituzionali e retail. E’ l’obiettivo del pacchetto di misure (il nome di battesimo oscilla ancora tra Investment compact 2 o Finanza per la crescita 2.0) che il governo presenterà prima dell’estate, probabilmente a fine aprile, per “canalizzare il risparmio nazionale” nelle piccole e medie imprese italiane, ossatura del tessuto produttivo made in Italy.
Il decreto, la fase 2 del progetto per la crescita inaugurato da Federica Guidi e Pier Carlo Padoan nel 2014, è ancora in stadio embrionale, ma dovrebbe contenere innanzitutto sgravi fiscali sotto forma di esenzione dalla tassazione sul capital gain (il guadagno in conto capitale che sta nella differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto di uno strumento finanziario, come ad esempio azioni o obbligazioni) per chi investe in pmi tra i 50 e i 250 milioni di euro di ricavi. Allo stesso tempo si starebbero anche ipotizzando nuovi utilizzi della garanzia pubblica, sfruttabile non solo per le perdite potenziali, come nel caso della Gacs sulle sofferenze bancarie, ma anche per gli investimenti produttivi, una sorta di ‘Abs per gli investimenti’. Non è peraltro escluso che si possano apportare migliorie e ritocchi a quanto già previsto per favorire il reinvestimento degli utili in azienda, a partire da misure “di contorno” ai superammortamenti al 140% inseriti nella legge di stabilità, che – secondo il governo – stanno già mostrando il loro effetto positivo.
Gli interventi, volti tutti a sbloccare il risparmio e a rimettere in circolo nell’economia risorse che altrimenti confluirebbero probabilmente in fondi di investimento finanziari o esteri, dovrebbero essere racchiusi in un unico provvedimento, ancora in costruzione con il lavoro congiunto di Mef, Mise e Bankitalia. L’idea sarebbe quella di portarlo all’ esame del Consiglio dei ministri in primavera. Le ipotesi allo studio per favorire la produttività delle imprese e spingere gli investimenti sono infatti state per ora prese in considerazione esclusivamente a livello tecnico e solo questa settimana dovrebbe tenersi la prima riunione politica con il coinvolgimento dei due gabinetti ministeriali.