Le urla durante il sesso? Per carità vanno bene, ma non devono dare disturbo agli altri: questa la decisione del giudice di pace di Foggia.
Le urla durante il sesso? Per carità vanno bene, ma non devono dare disturbo agli altri. E allora vietato urlare di piacere durante la notte. È questa la decisione del giudice di pace di Foggia sulla vicenda che vede protagonisti una coppia di giovani appena sposati che per un intero anno hanno fatto “ascoltare” a tutti i condomini gli effetti dei loro momenti intimi.
Primo anno di matrimonio, tanto sesso. La giovane coppia ha fatto anche tanto rumore, tanto che gli altri condòmini, di quel palazzo di Foggia, hanno esposto il caso al giudice di pace. I condòmini della giovane coppia non ne potevano più e hanno denunciato quelle che ritenevano molestie.
Con un originale quanto bizzarra decisione, ha imposto ai due coniugi il “sesso a ore”: nessun problema durante il giorno, ma stop totale durante le ore notturne, dalle 23 alle 7.
In precedenza, nel 2015, due coniugi quarantenni, residenti in un paesino del Pavese, hanno pensato bene di affrontare la dirimpettaia a suon di improperi e insulti. Al colmo dell’esasperazione e sempre più imbarazzati nel dover giustificare con i due bambini le notti in bianco, i coniugi sono arrivati al punto di attaccare un biglietto sulla porta di casa della vicina, rinfacciandole pratiche sessuali eccessivamente rumorose, scandite da versi di ogni tipo e da urla al limite dell’animalesco. In quel caso però, il giudice di pace ha dato ragione alla dirimpettaia, condannando i due coniugi “accusanti” ad una multa di mille euro a testa, oltre alla rifusione delle spese di costituzione di parte civile della vicina cinquantenne.
Ogni anno, secondo l’associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari sono più di due milioni i conflitti che finiscono di fronte al giudice di pace o in Tribunale. Per molti di questi, oggi, il reato imputabile è appunto quello di stalking condominiale.
Si ricorda anche, per ulteriore chiarezza che secondo un’importante sentenza della Corte di Cassazione (C. Cass. 09/06/2010, n. 24503.) è stato stabilito che gli eccessivi rumori che si propagano all’interno di un condominio possono risultare “nocivi per la salute umana” e per questo devono essere rimossi; nel caso di mancata rimozione si ha titolo per chiedere il risarcimento del danno alla salute, in quanto bene costituzionalmente tutelato.