Non c’è più tempo da perdere, il sistema di gestione dei Servizi Sociali e degli affidi dei minori deve essere rifondato. È il giudizio dell’Associazione Codici alla luce dell’ennesimo episodio, riportato dal Giornale di Brescia, che dimostra quanto sia sbagliato e pericoloso il metodo con cui viene deciso il destino di tanti bambini.
I protagonisti del caso ripreso dalla stampa sono una coppia di genitori separati e due figli in parte contesi. Uno di loro, un ragazzo di 14 anni, è stato allontanato dalla famiglia ed è stato costretto a vivere in comunità per circa quattro mesi.
Questo perché i Servizi Sociali nel novembre 2018 avevano stabilito per il papà la sospensione della capacità genitoriale. Salvo cambiare idea pochi giorni fa, decidendo che il figlio deve essere collocato da lui in via esclusiva.
Servizi Sociali e affidi: CODICI lancia l’appello
“Nel giro di un anno – sottolinea il Segretario Nazionale di Codici Ivano Giacomelli – siamo passati da un parere di condanna ad uno di riabilitazione. Ci chiediamo come sia possibile una condotta del genere. Costata un periodo in comunità ad un ragazzo di 14 anni. Con tutte le sofferenze e le difficoltà che possiamo immaginare e che avranno sicuramente coinvolto anche i genitori. Eppure, nonostante l’eco di Bibbiano sia ancora fortissima – osserva l’avvocato Giacomelli – i Servizi Sociali continuano a godere di un potere enorme.
Alla luce delle scelte spesso sbagliate adottate nel corso degli anni e che a volte, come nel caso del papà bresciano, finiscono sulle cronache nazionali, riteniamo che sia arrivato il momento di mettere mano al sistema di gestione degli affidi, partendo dalla base.
Nei giorni scorsi la Camera ha approvato tre mozioni che impegnano il Governo a promuovere tutte le iniziative, anche normative. Utili a garantire la tutela dei minorenni e determinare livelli essenziali delle prestazioni per gli interventi su famiglie di origine, affidatari e strutture di accoglienza.
Facendo una sintesi delle varie mozioni, apprezziamo in particolare la richiesta di:
- garantire che la permanenza fuori famiglia rispetti i principi di appropriatezza e temporaneità, per il periodo strettamente necessario ed attraverso programmi di sostegno, affinché la famiglia possa recuperare le proprie competenze di cura;
- adottare iniziative per escludere la sindrome dell’alienazione parentale come elemento su cui fondare scelte di allontanamento del minore dai contesti familiari;
- assicurare che eventuali problemi economici non siano da ostacolo all’esercizio del diritto del minore alla propria famiglia e disporre interventi di aiuto;
- predisporre iniziative normative affinché nella valutazione dei casi e nella presa in carico del minore e della sua famiglia vi sia la più ampia collegialità multiprofessionale possibile con la presenza di educatore, psicologo/neuropsichiatra ed assistente sociale;
- evitare conflitti di interessi tra le diverse professionalità dei Servizi Sociali coinvolte nei procedimento di affido;
- verificare il pieno rispetto degli standard minimi che le strutture devono garantire.
Ci auguriamo che l’approvazione di queste mozioni sia solo l’inizio di una vera, profonda ed articolata riforma di un settore. Che in questi anni ha provocato tante vittime innocenti, bambini sottratti ingiustamente all’affetto dei propri cari che chissà per quanti anni porteranno dentro di loro le sofferenze patite”.