“Io e il mio camerata votiamo a favore”: una recente dichiarazione di Massimo Mariotti, capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio comunale di Verona, ha suscitato forti polemiche.


Durante la seduta del 20 giugno, trasmessa in diretta streaming, Mariotti ha affermato al microfono questa frase, riferendosi al collega e compagno di partito Leonardo Ferrai.

L’uso del termine “camerata“, comunemente associato al linguaggio fascista e alla destra estrema, ha immediatamente scatenato un polverno. La frase non è passata inosservata, soprattutto sui social media, dove molti hanno espresso il loro sdegno per l’adozione pubblica di un appellativo con tali connotazioni storiche e politiche.

La polemica si è ulteriormente alimentata con il ricordo di un precedente episodio che ha visto protagonista lo stesso Mariotti. In passato, l’esponente della destra veronese aveva inviato una mail ufficiale dal Comune, invitando i “camerati” a una cena comunitaria con un dress code che prevedeva «la camicia nera», simbolo inequivocabile dell’ideologia fascista.

Durante la seduta consiliare nessuno ha contestato pubblicamente le parole di Mariotti. La reazione è arrivata solo in un secondo momento, soprattutto su internet, dove la frase ha trovato vasta eco e condanna.

Scoppia il caso sulla frase del consigliere FdI a Verona: “Io e il mio camerata votiamo a favore” [VIDEO]

Qui di seguito il video che sta facendo molto discutere in queste ultime ore. [FONTE: Il Fatto Quotidiano]

Le reazioni politiche

Il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, ha espresso la sua ferma condanna, definendo inaccettabile l’uso di tali termini e chiedendo le dimissioni immediate di Mariotti e la sua espulsione dal partito. Bonelli ha sottolineato come ogni giorno emergano nuove dichiarazioni scioccanti da parte di esponenti politici, evidenziando un clima preoccupante che richiede una risposta decisa da parte di tutte le forze politiche.

Anche la senatrice di Alleanza Verdi-Sinistra, Aurora Floridia, ha criticato duramente Mariotti e i suoi colleghi di partito, affermando che «gli esponenti di Fratelli d’Italia escono alla scoperto ormai senza vergogna».

La vicenda mette in luce una crescente preoccupazione riguardo alla presenza di elementi nostalgici del fascismo all’interno delle istituzioni italiane. L’appello dei Verdi e della sinistra è chiaro: una condanna netta e azioni concrete per arginare questo fenomeno, preservando i valori democratici e repubblicani del Paese.

Che cos’è l’apologia di fascismo?

Queste parole sono state subito tacciate di “apologia di fascismo“: ma cosa si intende con questa espressione e come è interpretabile dal punto di vista normativo?

Si tratta di una condotta penalmente perseguibile, prevista dall’art. 4 della già citata legge Scelba attuativa della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione.

La “riorganizzazione del disciolto partito fascista” avviene ai sensi dell’art. 1 della citata legge:

«quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.»

La legge n. 645/1952 sanziona chiunque «promuova od organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».

Ogni tipo di apologia è punibile con un arresto dai 18 mesi ai 4 anni.

In passato su questo giornale abbiamo già raccontato di episodi controversi su questo argomento:

Una riflessione conclusiva su fascismo e antifascismo in Italia

Il caso di Massimo Mariotti a Verona non è isolato, ma rappresenta un episodio emblematico di un dibattito più ampio e complesso che attraversa la società italiana: il confronto tra apologia di fascismo e antifascismo. La vicenda solleva domande cruciali sul ruolo della memoria storica, sui limiti della libertà di espressione e sull’importanza di difendere i valori democratici.

Da un lato, l’uso di termini e simboli legati al fascismo da parte di esponenti politici può essere visto come una banalizzazione o una normalizzazione di un passato che ha segnato profondamente l’Italia e il mondo intero. Per molti, tali espressioni non sono semplicemente parole, ma richiamano un’ideologia responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, di oppressione e di guerre devastanti.

L’antifascismo, in questo contesto, non è solo un valore storico, ma un pilastro della democrazia italiana, sancito dalla Costituzione stessa.

Dall’altro lato, c’è chi sostiene che l’interpretazione e la revisione storica possano rientrare nell’ambito della libertà di espressione e che ogni epoca debba confrontarsi con il proprio passato in modo critico e non dogmatico. Tuttavia, questa posizione rischia di sfumare i confini tra una legittima discussione storica e l’apologia di un regime totalitario.

L’equilibrio tra memoria storica e libertà di espressione è delicato. È essenziale che le istituzioni e la società civile mantengano viva la memoria degli errori del passato per evitare che si ripetano, educando le nuove generazioni sui valori della democrazia, della libertà e del rispetto dei diritti umani.

In definitiva, il dibattito sull’apologia di fascismo e l’antifascismo in Italia non riguarda solo il passato, ma il presente e il futuro del Paese. Riconoscere e condannare fermamente qualsiasi forma di apologia fascista è fondamentale per tutelare i principi democratici su cui si basa la Repubblica Italiana. Allo stesso tempo, è necessario promuovere un dialogo costruttivo e informato, che consenta di affrontare le sfide contemporanee con uno sguardo consapevole e responsabile verso il passato. Solo così si potrà garantire un futuro in cui i valori democratici e i diritti fondamentali siano sempre al centro della vita pubblica e politica.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it