governo-regioni-farmacieLe modifiche introdotte dall’ultima Legge di Bilancio in materia di farmacie stanno creando serie preoccupazioni per le finanze delle Regioni italiane, che ora vanno allo scontro con il Governo: scopriamone i motivi.


Queste recenti novità normative stanno infatti suscitando un po’ di malumore agli enti territoriali. Un documento dettagliato, redatto dai tecnici del settore e discusso dalla Commissione Salute delle Regioni, ha messo in luce il possbile impatto economico che avranno queste nuove disposizioni.

Questo dossier, i cui contenuti sono stati anticipati dalla testata Quotidiano Sanità, offre una panoramica approfondita su come le nuove misure influenzeranno le casse regionali e il sistema sanitario nel suo complesso.

Governo e le Regioni, braccio di ferro sulle nuove norme per le farmacie

Le modifiche riguardano nuovi tetti di spesa, un sistema di remunerazione rinnovato per le farmacie e lo spostamento di alcuni farmaci dalla distribuzione ospedaliera a quella convenzionata. Secondo le Regioni, queste misure comporteranno un aumento significativo dei costi, stimato intorno ai 600 milioni di euro.

Nuovi tetti di Spesa e sistema di payback

Uno dei principali cambiamenti riguarda il tetto di spesa per il payback farmaceutico, che è stato aumentato dal 7,85% all’8,5%. Il meccanismo del payback prevede che i costi eccedenti siano divisi equamente tra le regioni e le aziende farmaceutiche. Con l’innalzamento del tetto, i tecnici prevedono che le regioni subiranno una riduzione delle entrate. Questo cambiamento, secondo i critici, potrebbe tradursi in un aggravio economico non indifferente per le casse regionali, già sotto pressione.

Remunerazione delle farmacie

La Finanziaria modifica anche il sistema di remunerazione delle farmacie per la distribuzione dei farmaci rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Si elimineranno gradualmente molti medicinali dalla “distribuzione per conto”, un sistema in cui i farmaci sono acquistati dalle aziende sanitarie locali a prezzi scontati e distribuiti dalle farmacie. Ora, questi farmaci dovranno essere acquistati direttamente dalle farmacie a prezzi più alti, con conseguente aumento dei costi per le ASL che dovranno rimborsare le farmacie.

Riclassificazione dei farmaci

Un’altra novità riguarda la riclassificazione delle gliptine, farmaci antidiabetici orali, che sono stati spostati dalla distribuzione ospedaliera alla convenzionata. Le Regioni stimano che questo cambiamento comporterà un aumento dei costi di circa 34 milioni di euro. Sebbene una parte di questi costi potrebbe essere compensata, rimane comunque una preoccupazione significativa lato contabilità.

Le regioni criticano anche il passaggio di questi farmaci dalla classe APHT alla classe A, sottolineando che, mentre la distribuzione rimane capillare, il nuovo regime convenzionale potrebbe compromettere l’accesso ai farmaci. Infatti, a differenza della distribuzione diretta, il regime convenzionale richiede il pagamento di un ticket, potenzialmente aumentando i costi per gli utenti.

Critiche bipartisan

Le nuove norme hanno suscitato critiche anche nel mondo politico, e non solo dalle opposizioni, riflettendo un’ampia preoccupazione riguardo a queste modifiche: si paventa il rischio infatti che possano generare un aumento dei costi non solo per le amministrazioni regionali, ma anche per i cittadini.

Questo timore è radicato nella consapevolezza che un ulteriore onere economico potrebbe mettere a dura prova un sistema sanitario già sotto pressione. La preoccupazione è che, se non gestite con attenzione, queste nuove disposizioni potrebbero compromettere l’accesso ai servizi sanitari e aggravare le difficoltà finanziarie delle regioni, con possibili ripercussioni sulla salute e sul benessere della popolazione.

I cittadini costretti a risparmiare sulla propria salute

È paradossale notare infatti che, dato che i i costi sanitari aumentano e le risorse sono sempre più limitate, molti cittadini sono costretti a rinunciare alle visite mediche preventive e cercano di risparmiare anche sulla salute e sull’acquisto di farmaci essenziali. Questo fenomeno evidenzia un sistema che sta mettendo a dura prova la fiducia nella sanità pubblica e mette in luce la necessità di politiche che garantiscano un accesso equo e universale ai servizi sanitari, senza costringere i cittadini a compromettere la propria salute per risparmiare qualche euro.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it