L’anno nuovo porta in dote una notizia forse poco piacevole per il “popolo” delle Partite Iva in Italia. Come previsto nell’ultima legge di Bilancio, dal primo luglio non esisterà più la scheda carburante, ma un nuovo sistema di deducibilità per le spese legate ai mezzi di trasporto.
Addio scheda carburante. Partiamo innanzitutto dalla decisione del Governo, che con la citata legge di Bilancio 2018 (vale a dire con la legge n. 205/2017) ha deciso di attuare una trasformazione al sistema fin qui vigente per le spese di carburante di professionisti e imprese, con l’obiettivo finale di contrastare l’evasione e rendere più trasparenti le operazioni. E così, al posto della vecchia scheda carburante, su cui il benzinaio applicava timbro e firma, con relative indicazioni riguardanti la data e le quantità di carburante erogato ai fini della detrazione.
Solo fattura elettronica e pagamenti cashless. Dal primo luglio, dunque, questo meccanismo andrà in pensione e sarà sostituito da un sistema più tecnologico e “virtuale”: sulla scorta di quanto avviene già in altri ambiti fiscali, come spiegato dagli approfondimenti sulla partita IVA del blog di Danea, la società italiana leader nei servizi alle imprese e ai professionisti, la novità si chiama “fatturazione elettronica”, documento che i soggetti titolari di partita IVA riceveranno ogni volta che acquisteranno carburante per autotrazione, pagando per giunta solo tramite carte di credito, carte di debito o carte prepagate.
Novità per le Partite Iva. Questo obbligo ha fatto scattare qualche campanello d’allarme, perché come spesso accade tra la filosofia che guida un provvedimento e la sua concreta attuazione c’è il proverbiale “mare”: in pratica, tra sei mesi tutti gli impianti stradali di distribuzione dovranno essere in grado di documentare con la fattura elettronica gli acquisti effettuati da professionisti e imprese che intendono “scaricare” il costo ai fini fiscali. E, al momento, l’onere di questo processo sembra gravare proprio sui benzinai, che hanno avuto poco tempo per fronteggiare la novità.
Aspetti critici. Insomma, il provvedimento rischia di sbattere contro una serie di difficoltà applicative, anche perché è ancora la legge di Bilancio a stabilire che i costi per le spese di acquisto di carburante non sono più deducibili nel “vecchio modo”, ovvero utilizzando la scheda, né è possibile detrarre la corrispondente imposta sul valore aggiunto utilizzando il semplice contante. L’unico aspetto che appare in qualche modo “compensativo” è l’introduzione di un credito d’imposta pari al 50 per cento sul totale delle commissioni addebitate dai gestori degli impianti di carburante per le transazioni effettuate tramite i sistemi di pagamento elettronico; una sorta di “incentivo” che, però, è utilizzabile solo in compensazione tramite modello F24 e a partire dal periodo d’imposta successivo a quello di maturazione.
Obiettivo contrastare l’evasione. Come accennato, con questo sistema si intende offrire una ulteriore “arma” al servizio della lotta all’evasione fiscale, grazie all’utilizzo di processi tracciabili come i pagamenti digitali e le fatturazioni elettroniche. Così come lo scorso anno, dunque, anche il 2018 si apre all’insegna della trasparenza, almeno nelle intenzioni, e un ulteriore supporto in tal senso arriva da Serpico, l’innovativa banca dati del contribuente che permette al Fisco di incrociare milioni di dati e di rilevare eventuali irregolarità: secondo fonti di stampa, sono pronti controlli e verifiche su circa 1,4 miliardi di fatture legate alle Partite Iva.