Il Rapporto del Censis conferma l’allarme sugli effetti dei ripetuti tagli alle risorse per il Servizio Sanitario Nazionale: cresce la sfiducia dei cittadini costretti a pagare di tasca propria o a rinunciare a cure e prestazioni sanitarie.
Secondo il Censis sono circa otto milioni i cittadini costretti a fare debiti per curarsi, oltre il 40% prende atto della “insufficienza della sanità pubblica” e dell’inevitabile “ricorso alla sanità privata” che offre liste di attesa accettabili e prezzi sostenibili. In pratica l’inefficienza del sistema pubblico mette i cittadini di fronte a un bivio: ricorso al privato o rinuncia a curarsi?
In assenza di interventi di riforma e risanamento, i tagli degli anni passati e l’ultimo taglio del Governo definito “definanziamento” del Servizio Sanitario Nazionale, hanno determinato i tempi lunghi ed insostenibili delle liste di attesa e hanno comportato, di conseguenza, le spese a carico dei pazienti, proibitive per gran parte delle famiglie.
Di fatto, a chi non può sostenere “di tasca propria” le spese per prestazioni e cure è negato il diritto alla salute. Riteniamo estremamente pericoloso ignorare gli effetti discriminatori e la sfiducia che tale sistema produce nei cittadini.
Per questo chiediamo, ancora una volta, al Governo e al Parlamento intero di non impoverire ulteriormente il Servizio Sanitario Nazionale e di non mettere in discussione l’universalità del diritto alla salute.