sanita-sicura-accessibileCodici: una Sanità più sicura e più accessibile per il paziente.


Sanità sicura e accessibile per il paziente. È una data speciale quella del 17 settembre, almeno per chi ha a cuore la Sanità. Oggi, infatti, si celebra per la prima volta la Giornata Mondiale della Sicurezza del Paziente, istituita dall’Oms. Un tema che offre tanti spunti di riflessione, su cui si sofferma in questa intervista il Segretario Nazionale di Codici Ivano Giacomelli.

Che significato ha questa giornata per l’Associazione Codici?

Si tratta di un’iniziativa importante, come tutte quelle che richiamano l’attenzione generale su temi fondamentali. In questo caso il valore è doppio, perché non si parla soltanto della Sanità, ma anche del paziente. Questa giornata, quindi, rappresenta un’occasione importante per riflettere e per formulare proposte, considerando che da poco si è insediato il nuovo Governo.

Cosa si aspetta dal Conte Bis e dal nuovo Ministro della Salute Speranza?

Dopo l’esperienza di Giulia Grillo, difficile da valutare per la breve durata che non permette di esprimere un giudizio sui provvedimenti adottati, è arrivato un nuovo Ministro in un dicastero di peso come quello della Salute. Ci auguriamo che, seguendo l’esempio del suo maestro Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza riproponga le celebri lenzuolate, riportando il malato ed il cittadino al centro dell’azione del Ministero della Salute e del Governo.

Quali sono i provvedimenti più urgenti da adottare?

Apprezziamo l’impegno del Premier Conte per una sanità pubblica e universale, da difendere e rilanciare con investimenti e assunzioni. Secondo il rapporto Ocse 2018, l’Italia è sopra la media per numero di medici attivi e sotto la media per gli infermieri. Questi dati mostrano dove intervenire per permettere agli ospedali di lavorare bene ed ai cittadini di avere un servizio efficiente. Inoltre in questi giorni si sta riparlando della Legge Gelli, dei decreti attuativi sulla sicurezza delle cure, che regolamenta le polizze assicurative.

I medici hanno lanciato subito l’allarme. È comprensibile, perché sono tutelati da una legge che fa passare la responsabilità civile agli ospedali, mettendoli al riparo dalle cause intentate nei loro confronti. Ricade tutto sulle strutture, che sono in difficoltà perché non riescono a trovare compagnie in grado di assicurarle, a causa di costi alti e rischi.

Ci auguriamo che nell’elaborazione del testo finale non venga presa in considerazione soltanto la posizione dei medici, ma di tutti i soggetti interessati, a partire dai pazienti.

A proposito di pazienti, purtroppo le cronache parlano quasi ogni giorno di casi di malasanità. Eppure c’è chi minimizza. Com’è possibile?

Rientra tutto nel discorso della Legge Gelli, che ha introdotto una prova diabolica. Viene chiesto al medico se il paziente poteva essere salvato. Siccome non lo si può stabilire con certezza, basta dimostrare che le linee guida accreditate sono state rispettate e così si viene liberati da ogni responsabilità.

Questo aspetto, unito ai tempi spesso lunghi ed incerti della giustizia, porta il cittadino a non denunciare, rinunciando a far valere i suoi diritti. I medici cantano vittoria, ma in realtà è una sconfitta per il sistema sanitario. Tra l’altro ora è emersa un’altra vicenda preoccupante, quella dei corsi di aggiornamento Ecm.

Solo il 54% degli operatori li svolge regolarmente.

Non è una situazione accettabile, anche ricollegandoci al discorso delle assicurazioni, perché il malato deve potersi fidare del proprio medico e non avere il dubbio se chi lo sta visitando o operando è aggiornato. E pensare che c’è chi si lamenta, sostenendo di non aver il tempo per fare i corsi Ecm.

La Fnomceo sostiene che la carenza dei medici rende difficile anche l’aggiornamento professionale. La realtà è un’altra, l’abbiamo già detto e non ci stancheremo mai di ripeterlo, quelli che mancano non sono i medici, ma gli infermieri.

Lo dice anche l’Eurostat: nell’Unione Europea l’Italia è seconda solo alla Germania per numero di medici in servizio. Un altro motivo per cui diciamo che bisogna rimettere il paziente al centro dell’azione del Governo, altrimenti avremo una Sanità sempre più lontana dai bisogni del cittadino.

In una situazione del genere, il ruolo delle associazioni dei consumatori diventa ancora più importante. Qual è il loro compito?

Le associazioni dei consumatori devono vigilare ed essere pronte ad intervenire per tutelare i pazienti, denunciando i casi di malasanità. È quello che Codici fa da anni, ad esempio con la Campagna sulle Lesioni da Pressione. Parliamo di uno dei grandi mali dell’assistenza ospedaliera.

C’è un dato che secondo noi è emblematico: su 38.354 sinistri ospedalieri, il 78,6% è registrato sotto il nome di piaghe da decubito e nel 7,7% dei casi l’ulcera è così grave da provocare un’infezione in grado di diffondersi nell’organismo e di stroncare la vita del paziente fragile entro un anno dalla dimissione.

Abbiamo intrapreso una battaglia di civiltà contro i dirigenti ospedalieri che non si attivano per far applicare e rispettare i protocolli di buone pratiche cliniche. Il problema è noto, tutti sanno quanto sia pericoloso visto che colpisce spesso pazienti anziani e allettati, ed è inaccettabile che sia ignorato.

È un po’ la sintesi della situazione della Sanità italiana, si conosce il problema ma si rimanda la soluzione. Perché?

Perché è più facile pensare agli interessi di categoria, piuttosto che a quelli generali. E per generali mi riferisco alla collettività. Pensiamo al caso delle aggressioni nei Pronto Soccorso. Invece di riflettere sulle cause che portano ad episodi di violenza, gravissimi e da denunciare, una volta si lancia l’allarme per i medici ed un’altra per i pazienti.

Non ci si rende conto che bisogna affrontare il problema nella sua interezza, intervenendo su entrambi i fronti. Il personale sanitario deve essere implementato, così da metterlo nelle condizioni di operare al meglio per offrire un servizio efficiente, ed è necessario ridurre i tempi di attesa, perché i pazienti non possono aspettare ore prima di essere visitati, mentre magari i loro parenti vengono lasciati in sala d’attesa senza alcuna informazione.

Secondo noi questo deve essere il modo in cui affrontare i problemi della Sanità italiana. Bisogna analizzare la situazione nel suo insieme, mettendo sempre al centro l’interesse della collettività.