Le prime a partire sono state Basilicata, Campania, Sicilia e Valle d’Aosta. Confcommercio prevede una spesa media di 346 euro a famiglia (+3% rispetto all’anno scorso). Farà acquisti il 55% dei consumatori contro il 51% del 2015. In calo articoli sportivi e pelletteria. La maggior parte delle imprese dice no alla liberalizzazione totale dei saldi durante tutto l’anno, sì a posticiparne l’inizio a fine gennaio.
Saldi invernali al via, dal 2 gennaio, in Basilicata, Campania, Sicilia e Valle d’Aosta e il 5 gennaio in tutte le altre Regioni. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio ogni famiglia spenderà 346 euro per l’acquisto di capi d’abbigliamento, calzature ed accessori (il 3% in più rispetto all’anno scorso), per un valore complessivo di 5,4 miliardi di euro. Per Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia–Confcommercio, “i saldi sono occasioni importanti per i consumatori a caccia dell’affare. Per gli operatori commerciali sono fondamentali più per dare continuità a quei piccoli – quasi impercettibili – segnali di ripresa, che per le loro casse. Con questo tipo di vendita, aumentano i ricavi, ma diminuiscono i margini. Le nostre stime sulle vendite in saldo prevedono una crescita media del 3%. Servono ora segnali forti e politiche di sostegno e rilancio dei consumi nei negozi che stanno abbandonando le vie dei nostri centri.
Il clima è diventato sempre più mite dal punto di vista metereologico, ma non così clemente nei confronti degli operatori commerciali che hanno visto ridurre fortemente le vendite di capi più pesanti e di calzature ed accessori di stagione. Anche per questo siamo sempre più determinati a chiedere lo spostamento dei prossimi saldi ad effettiva fine stagione, almeno a fine gennaio, scelta confermata da circa l’80% delle aziende del settore”. Dal consueto sondaggio realizzato da Confcommercio e Format Research emerge un aumento della percentuale di consumatori che farà acquisti: il 55% contro il 51% del gennaio 2015. In crescita la percentuale degli italiani che considera “importante” il periodo dei saldi. Le preferenze vanno, come da tradizione, ai capi di abbigliamento (94,1), calzature (72,8), accessori (30,7) e biancheria intima (26,4). In leggera flessione gli articoli sportivi (17,7) e i prodotti di pelletteria (17,5).
Attendono i saldi per acquistare qualsiasi tipo di prodotto soprattutto le donne, i consumatori in età superiore ai 45 anni, residenti nelle grandi aree metropolitane e nelle regioni del Mezzogiorno, le famiglie. Gli italiani stanno ricominciando a dare maggiore importanza alla qualità dei prodotti rispetto al prezzo. Attribuiscono maggiore importanza al prezzo soprattutto gli uomini in età avanzata, residenti nelle regioni del Mezzogiorno e nelle grandi aree metropolitane, in possesso di un titolo di studio medio/basso. Aumenta significativamente la percentuale dei consumatori che si sente tutelata acquistando a saldo (dal 62,1% dei saldi di gennaio 2015 al 65%). In lieve diminuzione quanti ritengono che acquistare presso i siti internet sia più conveniente piuttosto che non l’acquisto nei punti di vendita tradizionali. Aumenta leggermente la percentuale delle imprese che si attende un aumento delle visite in occasione dei saldi di gennaio 2016.
La stragrande maggioranza delle imprese è contraria alla liberalizzazione dei saldi e delle vendite promozionali. Quasi il 73% ritiene che le promozioni libere prima dei saldi danneggerebbero le vendite del mese di dicembre. Quasi quattro imprese del commercio al dettaglio su cinque si dichiarano d’accordo con la proposta di posticipare la data di avvio dei saldi invernali alla fine di gennaio.