ristori-covid-strutture-sanitarie-private-lazioScoppia il caso in merito ai ristori Covid alle strutture sanitarie private nella Regione Lazio: l’opposizione attacca il provvedimento della giunta guidata dal presidente Francesco Rocca.


La Commissione Bilancio della Regione Lazio ha dato l’ok per lo sblocco di 56 milioni di euro di ristori destinati alla sanità privata, fondi stanziati ma mai trasferiti dalla Regione alle strutture sanitarie accreditate per l’attività del 2021, anno segnato dalla pandemia.

Lo  prevede una delibera di giunta, collegata alla proposta di legge regionale sul riconoscimento della legittimità dei debiti fuori bilancio, approvata su proposta dell’assessore al Bilancio, Giancarlo Righini.

Tuttavia, dietro questa decisione si celano aspetti controversi e, secondo l’opposizione, una mancanza di trasparenza che ha scatenato polemiche.

Il caso dei ristori Covid alle strutture sanitarie private nella Regione Lazio

La Regione ha annunciato il provvedimento come un’opportunità per accorpare diverse voci di spesa e autorizzare il trasferimento dei fondi dalle Aziende Sanitarie alle strutture private accreditate, garantendo un contributo una tantum a valere sulle annualità 2024-2030.

Questa delibera inoltre include anche modifiche alla legge regionale n. 17/2021, con impatti finanziari aggiuntivi di 50 mila euro per l’azienda sanitaria regionale e ulteriori oneri di 56 milioni di euro per ristori post-COVID destinate alle strutture convenzionate del privato che hanno continuato l’attività durante la pandemia.

Uno dei punti particolarmente controversi riguarda proprio la dilatazione nel tempo dei rimborsi, che verranno spalmati su sette bilanci futuri in tranches da otto milioni ciascuna, una mossa che solleva interrogativi sulla tempistica e sull’impatto sulle finanze regionali nel lungo periodo.

Le motivazioni del presidente della Regione Rocca

Il presidente Francesco Rocca, nel difendere questa decisione, ha sottolineato che essa si basa su quanto previsto dal Decreto Ristori 2021. Questo decreto, emanato durante il periodo critico della pandemia, aveva l’obiettivo di fornire sostegno finanziario alle aziende, comprese quelle del settore sanitario, duramente colpite dalla crisi.

Secondo le disposizioni del testo normativo, le strutture private accreditate avevano diritto a rimborsi fino al 90% del loro budget, a condizione che non avessero ricorso a misure di cassa integrazione per i propri dipendenti. Questa condizione, quindi, era stata posta per garantire che le aziende continuassero a fornire servizi sanitari senza interruzioni e che mantenessero occupati i loro dipendenti nonostante le difficoltà economiche causate dalla pandemia.

Il presidente Rocca, quindi, sostiene che lo sblocco dei ristori per la sanità privata non sia solo una questione di assistenza finanziaria, ma sia anche una misura finalizzata a garantire la continuità dei servizi sanitari offerti dalle strutture private accreditate, contribuendo così al mantenimento della qualità e dell’accessibilità dell’assistenza sanitaria nel territorio.

Le dure critiche dell’opposizione: l’allarme lanciato dalla consigliera regionale PD, Emanuela Droghei

Tuttavia, le polemiche non tardano ad arrivare dall’opposizione. La consigliera regionale del Partito Democratico, Emanuela Droghei, ha espresso una critica netta e vigorosa nei confronti della decisione della Commissione Bilancio. Secondo lei, la mancata richiesta di fondi nazionali per coprire le spese sostenute dalla sanità privata durante la pandemia da parte del governo regionale di destra è una mancanza di responsabilità finanziaria e un’opzione discutibile. Invece di utilizzare risorse esterne disponibili, si è optato per l’utilizzo del bilancio ordinario regionale, destinando altri 56 milioni di euro alla sanità privata. Questa scelta è stata vista come un depotenziamento della sanità pubblica e una spesa eccessiva, soprattutto considerando il contesto delle prossime elezioni, con il sospetto che potrebbe essere stata influenzata da interessi politici a breve termine.

Le preoccupazioni sollevate dalla consigliera non sembrano infondate, poiché prospetta una situazione in cui i cittadini del Lazio potrebbero trovarsi a dover sostenere finanziariamente rimborsi per spese sostenute dai privati fino a dieci anni prima, nel 2030. Questo solleva dubbi significativi sulla gestione finanziaria a lungo termine della Regione e sulla priorità data alla salute pubblica rispetto agli interessi politici contingenti. Si pone quindi la questione se la decisione di stanziare fondi aggiuntivi per la sanità privata sia stata guidata da una valutazione accurata delle esigenze della popolazione e delle risorse disponibili, o se sia stata influenzata da considerazioni politiche elettorali a breve termine.

Qui di seguito potete leggere il post che la consigliera PD ha dedicato alla questione sul suo profilo Facebook istituzionale.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it