risoDopo anni di battaglie e denunce, finalmente qualcosa si sta muovendo sulla questione dell’indicazione di origine per riso e altri prodotti alimentari.


 

Mentre si avvicina la data in cui tale obbligo scatterà per latte e derivati – il 19 aprile prossimo – il Ministro Martina ha dichiarato che verrà introdotto un vincolo analogo anche per il riso.

 

Riso: intenzione di introdurre l’obbligo di indicazione di origine

 

Si tratta di una notizia che valutiamo positivamente ed è necessario che si concretizzi al più presto, in modo che le parole del Ministro non restino semplice e sterile teoria. Da tempo ci battiamo per la tracciabilità dei prodotti e perché venga riportato in etichetta il maggior numero possibile di informazioni, poiché i cittadini hanno diritto a scegliere consapevolmente cosa acquistare e cosa mangiare.

 

“Un consumatore informato è anche un consumatore consapevole e meno esposto a rischi, truffe e raggiri. Sapere da dove provengono e cosa contengono i beni che acquistiamo è un nostro diritto inviolabile, soprattutto se si tratta di prodotti alimentari” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef.

 

Secondo il Decreto Ministeriali del 26 Luglio 2017 sull’indicazione dell’origine in etichetta del riso, devono essere indicati in etichetta:

  • Paese di coltivazione del riso;
  • Paese di lavorazione;
  • Paese di confezionamento.

Se le tre fasi avvengono nello stesso Paese è possibile utilizzare, per esempio, la dicitura “Origine del riso: Italia”. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.