Commercio: le percentuali positive non sono sinonimo di una reale crescita. La ripresa è ancora troppo fragile, urgono interventi strutturali e non temporanee forme di assistenzialismo.
L’Istat ha pubblicato i dati relativi al commercio al dettaglio nel mese di agosto: +0,7% e +2,2% rispetto allo scorso anno.
Se è vero che si tratta di percentuali positive, è comunque opportuno tenere presente che questo accenno di ripresa si rivela ancora troppo fragile, timido e altalenante: basta guardare ai dati pubblicati appena qualche settimana fa, quando le vendite al dettaglio hanno fatto registrare una flessione del -0,1% sul mese e del -0,6% sull’anno.
Con i consumi stagnanti e i redditi che crescono in misura insufficiente rispetto ai prezzi, è facilmente comprensibile la condizione di difficoltà che le famiglie si trovano ad affrontare, anche perché a ciò si aggiunge l’elevato tasso di disoccupazione, in particolare tra i giovani. Il sistema economico ha assoluta necessità di ricevere una spinta che consenta di compiere un vero salto di qualità. A tale proposito le forme temporanee di assistenzialismo non sono costruttive: è necessario piuttosto attuare misure strutturali, che rilancino il potere di acquisto e che restituiscano nuova linfa al sistema economico attraverso investimenti per la crescita, la ricerca e lo sviluppo.
“I bilanci familiari sono strozzati dalla continua erosione dei redditi e dalla precarietà che ancora caratterizza il mercato occupazionale. Sono urgenti e non più rinviabili gli interventi che invochiamo da tempo e che consentano una crescita economica equilibrata e sostenibile” – dichiara Emilio Viafora, Presidente di Federconsumatori Nazionale.