Il Senato ha approvato il 20 settembre scorso, con una convergenza sostanziale di quasi tutte le forze politiche (121 voti favorevoli, 12 contrari e 73 astenuti), il disegno di legge recante “Disposizioni in materia di spettacolo e delega al Governo per il riordino della materia”.
Il provvedimento, risultato di una ampia discussione che ha coinvolto la vasta platea degli operatori del settore e tutti i livelli istituzionali (anche l’Anci ha dato il suo contributo con diverse proposte che sono state recepite), definisce le linee direttive della riforma di un settore particolarmente importante per il nostro Paese, che era attesa da molti anni.
In particolare, il testo approvato propone una visione dello spettacolo dal vivo molto più adeguata ai tempi, uscendo finalmente dalle ripartizioni obsolete e asfittiche che ci accompagnavano da decenni. Il riconoscimento e sostegno statale si allarga dunque, dai tradizionali settori della musica “colta”, del teatro, della danza, dei circhi e dello spettacolo viaggiante, anche alla musica popolare contemporanea, alla canzone popolare d’autore e alle musiche della tradizione popolare italiana, ai carnevali e alle rievocazioni storiche, alle pratiche artistiche amatoriali, al teatro di figura e all’arte di strada.
La nuova disciplina
I principali aspetti della nuova norma sono:
– incremento del Fondo unico per lo Spettacolo (di 9,5 milioni di euro per 2018, 2019, 2020 e di 22,5 milioni a decorrere del 2020). 4 milioni di euro sono inoltre stanziati per promuovere le attività culturali nei territori colpiti dal terremoto;
– attribuzione annuale del 3% del Fus alle scuole per attività di promozione fra le giovani generazioni della cultura e della pratica dello spettacolo;
– estensione dell’Art Bonus (credito d’imposta del 65% per le donazioni liberali) a tutti i settori dello spettacolo;
– individuazione di nuovi strumenti di accesso al credito, anche attraverso convenzioni con il sistema bancario, ivi incluso l’Istituto per il credito sportivo;
– riordino della regolazione dei rapporti di lavoro nel settore, definendo anche delle nuove tutele sociali che tengano conto delle sue specificità e del carattere intermittente delle prestazioni lavorative;
– sviluppo dei progetti culturali per la valorizzazione delle periferie e delle aree disagiate;
– agevolazioni fiscali per i progetti presentati da giovani under 35 e incentivi per la produzione musicale delle opere di artisti emergenti;
– individuazione di beni e immobili pubblici non utilizzati o in stato di abbandono da concedere a privati per progetti di valorizzazione riguardanti le attività di spettacolo;
– attivazione di piani straordinari per la ristrutturazione e l’aggiornamento tecnologico di teatri o spazi destinati a spettacolo, con particolare riferimento a quelli ubicati nei Comuni al di sotto di 15mila abitanti;
– introduzione di disposizioni volte a semplificare gli iter autorizzativi e gli adempimenti burocratici relativamente allo svolgimento di attività di pubblico spettacolo (ivi inclusa l’autorizzazione di pubblica sicurezza).
Ora il provvedimento è passato alla Camera che, secondo quanto hanno dichiarato diversi esponenti della maggioranza, dovrebbe approvarlo definitivamente – e quindi senza modifiche – in poche settimane. In seguito, la riforma dovrà essere definita nei suoi spetti di dettaglio da una serie di “decreti delegati”, da adottare entro i dodici mesi successivi.