A causa dell’inflazione, il Governo è sempre più in difficoltà con la riforma delle pensioni: ecco le ipotesi per il 2024.
Il tema delle pensioni rimane centrale per il Governo Meloni, che prende tempo per il 2024.
A causa dell’inflazione, però, c’è poco spazio di manovra per la riforma previdenziale, che, quasi sicuramente, subirà solo alcuni aggiustamenti “chirurgici”.
Ecco quali sono le ipotesi per la riforma pensioni nel 2024.
Riforma pensioni ipotesi 2024: cosa potrebbe succedere
Il Governo non ha intenzione di cambiare radicalmente la riforma previdenziale nell’immediato. Perciò, la legge Fornero rimarrà in vigore almeno fino alla prossima Legge di Bilancio.
Questo perché la maggior parte delle risorse per la previdenza sono state convogliate per contrastare gli effetti negativi dell’inflazione che, seppur in discesa, rimane piuttosto alta. L’Istat, infatti, conta che a giugno l’inflazione si è attestata al +5,6%.
Le spese per la previdenza saliranno, come previsto dai calcoli della Ragioneria dello Stato: nel biennio 2023/2024, si passerà al 16,2% del Pil, contro il 15,6% del 2022.
Tra le spese maggiori c’è l’elevata indicizzazione degli assegni, per effetto dell’inflazione che, secondo le stime, potrebbe costare fino a 15 miliardi di euro alle tasche dello Stato.
Secondo le ipotesi, il Governo punta a rinnovare gli strumenti d’uscita anticipata dal lavoro, per coloro che hanno i requisiti, come Quota 103, che permette di andare in pensione con un’età di almeno 62 anni e 41 anni di contributi.
Rimane esclusa, per ora, la proposta dei sindacati (appoggiata anche da una parte della maggioranza) di andare in pensione con 41 anni di contributi, senza altre condizioni.
Al contrario, resta aperta la possibilità di anticipare la pensione di vecchiaia per chi ha un importo di almeno 2,8 volte il minimo e i contributi versati col calcolo contributivo.
Per il 2024, potrebbe essere prorogato anche l’Ape Sociale, mentre per Opzione Donna potrebbero esserci degli aggiustamenti. Ad oggi, la misura prevede la pensione per le lavoratrici, sia del settore pubblico che di quello privato, con 35 anni di contributi e in possesso di specifici requisiti.
Molte risposte arriveranno nel mese di settembre, quando è in programma la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef).
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
Bisogna ASSOLUTAMENTE dare A TUTTI la possibilità di riscattare GRATIS la laurea. Solo così si aumenterà la platea di persone che potranno andare in pensione prima, liberando ulteriori posti per l’assunzione dei giovani soprattutto nella Pubblica Amministrazione che ha bisogno di personale fresco, dinamico ed al passo con lo sviluppo del paese.
bravissimo , questi non si rendono conto che dopo 35 anni e oltre di lavoro anche il più bravo più volenteroso non rende più
Esatto bisogna uscire noi over 60 e fare entrare i giovani
Ma il governo non lo capisce??? 🤔
Oltre alle considerazioni espresse da Pino, da Rita, che condivido, aggiungo che con 41 anni di contributi effettivamente versati la pensione sia degnamente guadagnata! E riferendomi in particolare alle donne, ma anche agli uomini, si consideri che, dedicandosi alla cura dei genitori anziani e dei nipoti, contribuiscono a ridurre la spesa dello Stato in campo sociale!
Pensione per le donne a 60 anni e più spazio ai giovani noi anziani dobbiamo uscire dal mondo del lavoro se vogliamo un Italia in crescita
Altrimenti ci troveremo un mondo di lavoro con deambulatori e carrozzine