La “voluntary disclosure“, che consentirà il rientro volontario di capitali detenuti illegalmente al’estero, è stata approvata dal Consiglio dei ministri tramite decreto ma, come precisa una nota dello stesso governo, non è affatto un condono.

«Non è previsto l’anonimato e dunque ciò consente l’emersione di capitali detenuti all’estero e l’eventuale rientro. Le disposizioni prevedono che le imposte vengano pagate per intero con un meccanismo di diversificate riduzioni delle relative sanzioni», afferma Palazzo Chigi.

Sul fronte delle norme penali, cadono i reati di infedele dichiarazione; laddove vi siano altre ipotesi di reato, invece, è prevista una depenalizzazione. Il decreto, inoltre, non avrà alcun effetto in materia di riciclaggio e finanziamento al terrorismo.

In pratica, il meccanismo di rientro potrà avvenire su richiesta esplicita e spontanea del contribuente, che potrà essere una persona fisica o un socio di società di persone che non hanno dichiarato redditi di capitale percepiti all’estero. La richiesta per godere dei benefici previsti dal provvedimento dovrà essere depositata entro il 30 settembre del 2015.

All’atto delle domanda, il contribuente dovrà esibire tutti i documenti relativi ai propri investimenti e alle proprie attività finanziaria detenuti o costituiti all’estero, «anche indirettamente o per interposta persona, su come si sono costituiti e sui guadagni realizzati negli ultimi 10 anni in termini di interessi, dividendi, plusvalenze».

E’ possibile regolarizzare le posizioni fino al 31 dicembre 2013.

La sanzione, per la semplice regolarizzazione, è ridotta di un quarto mentre è ridotta fino alla metà «se il contribuente trasferisce i capitali in Italia o in un altro Paese dell’Unione europea o in Stati aderenti all’accordo sullo spazio economico europeo che consentono un effettivo scambio di informazioni, oppure se si rilascia all’intermediario estero l’autorizzazione a trasmettere le informazioni al fisco italiano».

FONTE: CGIA Mestre