liste d'attesa governoNell’ambito della sanità, le liste d’attesa sono sempre più lunghe, ma il Governo ha in programma alcune misure per ridurle.


Secondo alcuni recenti dati Istat, 3 milioni di italiani rinunciano a curarsi a causa delle tempistiche troppo lunghe per le prestazioni sanitarie. E sempre più italiani decidono di usufruire del settore privato per le visite mediche e gli esami clinici.

Il Governo, quindi, ha intenzione d’intervenire per ridurre le liste di attesa, che ingolfano il sistema sanitario.
Le misure si concentreranno sia sull’aumento dell’offerta delle prestazioni sanitarie e sia su un intervento mirato sulle prescrizioni da parte dei medici.

Ecco nel dettaglio.

Ridurre le liste d’attesa: gli interventi del Governo

Uno dei punti chiave del nuovo decreto del Governo sarà l’appropriatezza prescrittiva, ovvero si cercherà di ridurre il numero (già molto alto) di ricette prescritte da medici di famiglia e specialisti.
Più nel dettaglio, il medico dovrà indicare nella ricetta il quesito diagnostico connesso alla prestazione, in modo da tracciare con precisione tutte le prestazioni previste, per aree diagnostiche.

In questo modo, sarà calcolato il numero delle ricette attese, superato il quale la Regione potrà intervenire.

L’Istituto Superiore di Sanità sta attualmente lavorando su alcune linee guida, in modo da indicare ai medici le buone pratiche, messe a punto dalle società scientifiche per ogni area terapeutica. Ma, attualmente, non sono previste sanzioni.

Il problema della sovra-prescrizione viene definita “medicina difensiva”. A causa di questo fenomeno, il personale sanitario tende a prescrivere maggiori esami, rispetto al necessario, anche per paura di ricevere cause e lamentele, da parte dei pazienti.

Secondo il Ministro della Salute Schillaci, la richiesta inappropriata di approfondimenti, da parte dei medici, pesa circa il 20% delle prescrizioni complessive.

L’altra misura, per poter ridurre le liste d’attesa, prevede un aumento delle prestazioni. Per farlo, il Governo punta a permettere agli ospedali di far lavorare i propri medici, anche in libera professione.

Le Asl, inoltre, dovrebbero ottenere maggiori risorse per pagare gli straordinari a medici e infermieri con l’Agenas, ovvero l’Agenzia dei servizi sanitari regionali, che monitorerà i tempi d’attesa dei singoli ospedali.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it