ricorso-concorso-pubblicoChi partecipa ad un concorso pubblico, nel caso in cui si rilevino delle illegittimità, può fare ricorso e rivolgersi ad un giudice. Sarà quest’ultimo a decidere poi se i vizi di illegittimità sussistono.


Ricorso Concorso Pubblico. Quando si partecipa ad un concorso pubblico si hanno sempre grandi speranze. Un esempio è il posto fisso nella Pubblica Amministrazione, tanto desiderato quanto difficile da raggiungere.

Questo desiderio può portare molti ad agire in modo anticostituzionale, violando alcune regole fondamentali per una giusta selezione. Quando questo capita, chi si sente danneggiato può fare ricorso e provare ad avere giustizia.

In questo articolo cercheremo quindi di dare risposte alle vostre domande nel modo più esauriente possibile.

Invece per una interessante panoramica su cosa fa punteggio nei Concorsi Pubblici potete consultare questo nostro approfondimento.

Quali sono i possibili motivi per fare ricorso?

Quando si parla di assegnazione di posti tramite concorsi pubblici, il diritto non tutela l’interesse del candidato, ma quello della collettività alla selezione del soggetto più preparato. Dunque, il candidato non vanta un diritto soggettivo, ma un diritto chiamato interesse legittimo.

Di conseguenza, può impugnare il concorso ritenuto illegittimo solo chi ha subito un esclusione ingiustificata o viziata da irregolarità. O, in alternativa, chi ha avuto una posizione in graduatoria inferiore a quella attesa, ma presupponendo comunque un abuso o una non conformità.

Esistono svariate motivazioni che portano i candidati a denunciare delle presunte irregolarità nello svolgimento dell’iter concorsuale, rivolgendosi quindi al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR). È chiaro che i motivi variano da caso a caso, ma facendo un discorso che tenga conto della generalità e della frequenza con cui accadono tali casistiche possiamo dire che i suddetti presupposti riguardano, in genere:

  • Ciò che concerne il bando;
  • Lo svolgimento della prova;
  • La graduatoria finale.

Irregolarità di bando

Nella stesura di un bando l’amministrazione deve sempre rispettare certe regole, disciplinate nella normativa nazionale sui concorsi pubblici (d.P.R. 487/1994) e nel decreto che disciplina lo svolgimento della procedura concorsuale.

Come detto poc’anzi, i casi più frequenti riguardano:

  • Limiti d’età: In Italia i limiti di età per l’accesso ai concorsi pubblici sono stati aboliti con la legge Bassanini n. 127/1997 anche se sono consentite deroghe, come nel settore delle Forze Armate. Tuttavia la Corte di Giustizia Europea si è pronunciata in merito nel novembre 2014 dichiarando che l’apposizione di tali limiti può risultare discriminatoria nei confronti di altri cittadini titolari delle medesime capacità. Quindi, introdurre limiti di età per partecipare a concorsi pubblici è legittimo, ma solo se non fossero considerati discriminatori e sproporzionati;
  • Titoli di studio o altri requisiti obbligatori: Nel caso in cui nel bando vengano apposti dei requisiti non previsti dalla normativa che disciplina le procedure di assunzione;
  • Ipotesi di esclusione considerata discriminatoria: È infatti successo che alcuni docenti già di ruolo, pur in presenza di una specifica abilitazione, non abbiano potuto concorrere per una cattedra diversa da quella che ricoprivano;

La mancata indicazione dell’equipollenza dei titoli di studio o l’esclusione di un titolo: È stato infatti il caso del concorso per i 500 posti vacanti per Funzionari MIBACT, quando sono accettati solo i master di 2° livello di durata biennale, escludendo quelli di durata annuale.

Irregolarità di procedura

In genere i concorsi iniziano con una preselezione, per poi passare alla fase scritta, a quella orale e all’eventuale prova psico-fisica come nel caso delle Forze Armate. Anche in questo caso vediamo alcuni elementi che possano giustificare un ricorso:

  • Punteggio superiore a 21/30: L’illegittimità nasce dal fatto che l’art. 7 del d.P.R. 487/1994, il quale disciplina le modalità di svolgimento dei concorsi pubblici, afferma che “conseguono l’ammissione al colloquio i candidati che abbiano riportato in ciascuna prova scritta una votazione di almeno 21/30 o equivalente”; perciò, quando tale direttiva non viene rispettata, sussiste un principio di illegittimità nella procedura;
  • Doppia soglia di sbarramento: In alcuni casi i candidati non sono ammessi alla fase successiva anche se hanno risposto correttamente all’80% delle domande. Questo accade quando si stabilisce un numero massimo di partecipanti che possono sostenere le prove successive, con casi assurdi dove non si accedeva alla prova successiva anche se il candidato ha ottenuto punteggio superiore a quello minimo richiesto;
  • Rispetto dell’anonimato mancante: Partecipando ad un concorso pubblico, si dovrebbe avere la certezza che la propria identità non venga divulgata, o esposta in modo che si possa risalire al partecipante. Quando questo non accade, ad esempio utilizzando etichette o buste trasparenti, la procedura è da considerare illegittima;
  • Inizio della prova concorsuale unica, a livello nazionale, in orari diversi: alcuni concorsi nazionali prevedono lo svolgimento delle molteplici prove in varie sedi, su base regionale. In questi casi tutte le prove, in tutte le sedi, devono iniziare allo stesso momento, e se ciò non accade, la mancata coincidenza dei tempi di inizio e fine delle prove rappresenta motivo di ricorso.

Irregolarità di graduatoria

In questi casi, in genere si contesta:

  • Il mancato riconoscimento di un punteggio aggiuntivo per eventuali titoli posseduti dal candidato;
  • Errori nel calcolo delle graduatorie;
  • Mancato riconoscimento di situazioni personali che danno diritto ad un punteggio aggiuntivo.

Quali sono le procedure che bisogna avviare?

Le controversie inerenti ai concorsi pubblici sono di competenza della giustizia amministrativa. In prima istanza, quindi, il ricorso deve essere presentato al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) mentre come giurisdizione di appello ci si può rivolgere al Consiglio di Stato.

Ovviamente, bisogna fare affidamento su un professionista, come un avvocato. Per provare a ridurre i costi dell’intera procedura, si può proporre un ricorso collettivo per ripartire le spese da sostenere.

In caso di persone con difficoltà economiche, e in presenza di determinati requisiti reddituali, ci si può avvalere del patrocinio a spese dello Stato.

All’avvocato occorre fornire tutti gli elementi utili per poter istruire il ricorso: quest’ultimo ha infatti bisogno delle seguenti informazioni per la redazione della causa:

  • Elementi identificativi del ricorrente, del suo difensore e delle parti nei cui confronti il ricorso è proposto;
  • Oggetto della domanda, quale atto impugnato o il provvedimento in causa, e la data della sua notificazione, comunicazione o comunque della sua conoscenza;
  • Esposizione sommaria dei fatti, perciò i motivi specifici su cui si fonda il ricorso e l’indicazione dei mezzi di prova e dei provvedimenti chiesti al giudice;
  • Sottoscrizione del ricorrente se esso sta in giudizio personalmente, oppure del difensore.

Entro quanto si può presentare ricorso?

Il tempo è uno dei fattori fondamentali quando si presenta ricorso contro un concorso pubblico, in quanto quest’ultimo deve essere notificato, sia all’ente che ha bandito il concorso, sia ai candidati che verrebbero danneggiati qualora il ricorso venisse accolto.

Per gli atti di cui non sia richiesta la notificazione individuale il ricorso deve essere presentato entro 60 giorni dalla comunicazione del provvedimento che si vuole impugnare.

Per i concorsi il termine decorre dalla:

  • Pubblicazione del bando se è quest’ultimo che si vuole impugnare;
  • Esecuzione della prova se si vogliono denunciare irregolarità rilevate nel corso della stessa;
  • Pubblicazione della graduatoria se oggetto del ricorso è quest’ultimo.

Ovviamente nel conteggio vanno inclusi tutti i giorni, lavorativi e non.

Cosa succede in caso di vincita?

Se si vince il ricorso in un concorso pubblico la graduatoria finale può essere annullata, o da parte dell’Amministrazione, oppure dalla decisione della giurisdizione amministrativa.

Chiaramente l’annullamento riguarda tutti gli atti successivi alla pubblicazione della graduatoria, quindi anche l’eventuale immissione in servizio e la sottoscrizione del contratto. In generale comunque si tenterà di far ripetere solamente le procedure illegittime, evitando quindi di ripetere quelle dimostratesi legittime.

Inoltre, se si vince il ricorso non si ha la certezza dell’assunzione, in quanto è necessario che l’ente pubblico approvi la graduatoria e richieda i documenti necessari. A questo punto, se si è dimostrato di avere tutti i requisiti, l’ente pubblico deve necessariamente provvedere alla nomina.