Per evitare che, a seguito del ddl Concorrenza (che aprirebbe all’ingresso di soci di capitali), le mafie e i poteri forti del capitale possano mettere le mani sulle tante farmacie in crisi, Federfarma Palermo-Utifarma promuoverà la costituzione di strutture di rete tra farmacie che potrebbero cedere quote di capitale solo a soggetti sani che non condizionino il ruolo etico e sociale e l’indipendenza e la professionalità del farmacista, siano essi fondi d’investimento puri o banche che convertano in capitale i debiti delle strutture.
Ciò anche per arginare gli appetiti di distributori e coop che già in Italia hanno acquisito quote di mercato con l’obiettivo di trasformare le farmacie in megastore nei quali vendere di tutto. Lo ha annunciato oggi a Palermo Roberto Tobia, presidente di Federfarma Palermo-Utifarma, nel convegno su “La farmacia e la sua sostenibilità al tempo della crisi: ricette per il cambiamento”, dal quale è emersa anche la volontà di chiedere al Parlamento di eliminare l’obbligo del farmacista nelle parafarmacie e nei corner della grande distribuzione. Secondo Giampiero Brunello, presidente e A.d. della Sose (società mista fra Ministero dell’Economia e Banca d’Italia), in Sicilia vi sono già 23 farmacie prossime al default e ben 113 in crisi di liquidità, cioè con serie difficoltà a pagare i debiti, pari all’8% del totale dei 1.442 esercizi dell’Isola. In Italia sono 4.300 le farmacie in posizione critica; e appena 362 quelle che sono riuscite a superare la crisi e ad aumentare i ricavi, ma di queste nessuna è siciliana. Per Nicola Guerriero, docente di Amministrazione aziendale presso l’università Federico II di Napoli, questa situazione ha ridotto ad un terzo il valore delle singole farmacie esponendole al rischio di svendita; continuando di questo passo, entro il 2020 quelle che sopravviveranno avranno tutte un reddito negativo.
Invece, nelle aree del Paese dove già si sono realizzati progetti di aggregazione, le farmacie hanno aumentato il reddito del 13%. I commercialisti Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta di Bologna hanno illustrato le loro “ricette per il cambiamento”, dimostrando che la razionalizzazione degli acquisti e della gestione e le nuove tecniche di vendita possono riportare il reddito a +12,95% entro il 2020. E hanno tenuto a battesimo la “Scuola di gestione” che Federfarma Palermo-Utifarma avvierà per gli iscritti dal prossimo 9 maggio. Il progetto aggregativo di Federfarma pone come vincolo assoluto il mantenimento delle piante organiche, che garantiscono la presenza uniforme delle farmacie in tutto il territorio. L’avvento di catene controllate da distributori farebbe saltare le piante organiche, spingendo i farmacisti ad abbandonare i comuni minori per trasferirsi nelle zone più redditizie.
Franco Mangano, presidente di Federfarma Sicilia, ha sottolineato che, se da un lato la spesa farmaceutica della Regione nel 2014 ha subito la più forte riduzione d’Italia (-12,7%) grazie soprattutto alle farmacie che incassano meno dalle ricette e assicurano a costo quasi zero la distribuzione dei farmaci per conto delle Asp, dall’altro lato la Regione e la controllata Sicilia e-Servizi non hanno ancora attivato, ad un anno dall’accordo sulla Dpc, le piattaforme informatiche per trasferire nelle farmacie quei servizi diretti al beneficio dei cittadini che avrebbero compensato questi sacrifici, come il pagamento dei ticket, la prenotazione di visite ed esami e la consegna dei referti. Infine, a seguito dell’ottimo risultato in termini di risparmi conseguito con la distribuzione controllata in farmacia dei presìdi per i diabetici, Federfarma Palermo-Utifarma auspica che la Regione attivi al più presto piattaforme informatiche per distribuire in farmacia anche gli altri presìdi.
FONTE: Agen Parl – Agenzia Parlamentare per l’Informazione Politica ed Economica
AUTORE: Giulia Del Buono