Il 59,16%, al No e il 40,84% al Sì è il risultato a scrutinio avanzato è la risposta degli italiani chiamati a ieri a votare per il referendum sulla riforma costituzionale. Una bocciatura severa che ha spinto Matteo Renzi ad annunciare, in conferenza stampa da Palazzo Chigi, poco dopo la mezzanotte, le sue dimissioni da premier: «Ho perso io, giusto dimettermi».
Prosegue: “L’esperienza del mio governo finisce qui: qui in questa sala saluterò il mio successore, chiunque egli sarà, e gli consegnerò la campanella e il dossier delle cose che restano da fare”.
I seggi, rimasti aperti dalle 7:00 di mattina fino alle 23:00 di domenica 4 dicembre, hanno visto andare alle urne il 65,55% degli italiani, un’affluenza molto alta che indica quanto fosse ritenuto importante il referendum sulla riforma Renzi-Boschi. I primi exit poll mostravano già un netto vantaggio del No (55-59%) sul Sì (41-45%).
Il risultato del voto degli italiani all’estero si attesta intorno al 65% per il Sì e al 35% per il No. Il risultato complessivo del voto (Italia più estero) vede il No al 59,16% e il Sì al 40,84%, con una differenza di circa 6 milioni di voti.
Il quesito recitava: “approvate voi il testo della legge costituzionale concernente Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 15 aprile 2016?“. Una riforma che avrebbe modificato modificare 47 articoli della seconda parte della nostra Costituzione.
E adesso?
Salvini, Brunetta, Meloni e M5S esultano. I grillini chiedono di andare al voto “il prima possibile” e annunciano di “preparare la futura squadra di governo”. Il centrodestra, invece, si divide sui tempi delle elezioni: Lega e e Fdi le chiedono subito, più cauta la posizione di Forza Italia che vorrebbe il voto dopo una nuova legge elettorale (e non esclude neanche l’ipotesi di un nuovo governo). Non vedono le elezioni vicine nemmeno gli esponenti della minoranza interna al Pd, e gli esponenti di centrosinistra schierati per il No, tra cui Massimo D’Alema: per loro non erano necessarie le dimissioni di Renzi e comunque serve un nuovo governo per fare una nuova legge elettorale.