Reddito di Cittadinanza solo agli Italiani? Ecco come Luigi Di Maio ha risposto alla proposta di Giovanni Tria di estenderlo anche agli stranieri.
Il reddito di cittadinanza agli stranieri annunciato ieri dal ministro Giovanni Tria? Il vicepremier Luigi Di Maio non è assolutamento d’accordo. “Noi abbiamo corretto questa proposta di legge anni fa. E’ singolare che torni in auge una prima proposta di legge che non è che prevedeva che andasse agli stranieri ma non prevedeva ancora la platea, quindi si rivolgeva a tutti. Ma è chiaro ed evidente che con i flussi migratori irregolari che ci sono in Italia è impossibile fare una misura come il reddito di cittadinanza senza sapere quale sia la platea”.
E sembrano quasi parole alla Matteo Salvini.
Nuove scintille, dunque, tra Di Maio e Tria, già alle prese in questi giorni con un ‘dibattito’ sul deficit sì deficit no. “E’ logico – prosegue Di Maio – che la devi restringere ai cittadini italiani. Per questa ragione noi l’abbiamo sempre ideata, scritta e portata avanti in questo modo. Ovviamente la prima forma era molto vaga e apriva questa possibilità, ma l’abbiamo corretta nel 2016 questa proposta di legge“. Lo dice il ministro e vice premier Luigi Di Maio, ospite a Radio Anch’io su Radio1 Rai.
La proposta di Giovanni Tria
La proposta di reddito di cittadinanza presentata in Parlamento nella scorsa legislatura da M5s prevede che il sostegno vada anche agli stranieri. Lo ricorda il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, rispondendo a una interrogazione di Fdi nel corso del Question time al Senato.
“Oltre agli italiani che versano in condizione di bisogno” il reddito di cittadinanza, secondo il ddl presentato nella scorsa legislatura dal M5s, spiega il ministro Giovanni Tria in Aula al Senato, è rivolto anche agli stranieri. Quella proposta era destinata “anche a residenti di paesi dell’Unione europea sul territorio nazionale e di paesi terzi purchè i rispettivi paesi di origine avessero sottoscritto intese bilaterali di sicurezza sociale con l’Italia”, dice Tria. Il reddito di inclusione prevede che “il richiedente debba essere cittadino dell’Ue, titolare del diritto di soggiorno o cittadino di paesi terzi con permesso di soggiorno di lungo periodo nell’Unione”, spiega il ministro. Infine il richiedente deve essere “residente in Italia in via continuativa da almeno 2 anni”. Citando alcune sentenze della Consulta, Tria ricorda inoltre che “resta ferma la possibilità di definire altri indici di radicamento territoriale a cui subordinare benefici di welfare nei limiti della non discriminazione”, conclude.