Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato un decreto-legge con l’obiettivo di affrontare questioni delicate come l’ingresso dei lavoratori stranieri, la lotta al caporalato e la gestione dei flussi migratori: ma il testo sembrerebbe contenere diversi elementi critici, analizziamoli.


Questo provvedimento, presentato come una risposta urgente, introduce cambiamenti significativi nelle normative vigenti, ma solleva anche preoccupazioni sulla sua reale efficacia, sul rispetto dei diritti umani e sulla capacità di garantire un controllo adeguato dei processi di immigrazione.

Quali sono le novità introdotte dal Dl?

Prima di tracciare un profilo critico analizziamo in sintesi quali sono le novità che entreranno in vigore con questo disegno di legge fortemente voluto dal Governo Meloni.

Semplificazione

In primo luogo si intervenire per semplificare e accelerare le procedure tramite le seguenti misure:

  • precompilazione rispetto al click day delle domande di nulla osta al lavoro
  • interoperabilità tra il sistema informatico in uso e le banche dati dei Ministeri di Interno e Lavoro, di INPS, Camere di commercio, Agenzia delle entrate e Agid
  • ferme restando le quote, svolgimento nel corso dell’anno di ulteriori “click day” per settori specifici;
  • obbligo di conferma dell’interesse all’assunzione da parte del datore di lavoro, prima del rilascio del visto di ingresso al lavoratore straniero;
  • obbligo di elezione di domicilio digitale per il datore di lavoro, e digitalizzazione della procedura anche per ciò che attiene alla sottoscrizione e invio del contratto di soggiorno
  • inibizione al sistema per i successivi tre anni dei datori di lavoro che non provvedono alla stipula del contratto di lavoro dopo l‘ingresso dello straniero o che utilizzano lavoratori senza contratto
  • limite al numero di domande attivabili dal datore di lavoro
  • possibilità per i lavoratori stagionali di stipulare, nel periodo di validità del nulla osta al lavoro, un nuovo contratto con lo stesso o con altro datore entro 60 giorni dalla scadenza del precedente contratto
  • possibilità di conversione, al di fuori delle quote, del permesso per lavoro stagionale in permesso per lavoro a tempo determinato o indeterminato
  • mantenimento dei canali di ingresso speciali per rifugiati e apolidi
  • introduzione di un canale di ingresso sperimentale per l’anno 2025 per l’assistenza di grandi anziani e disabili, nel limite di 10.000 unità
  • eliminazione del silenzio assenso per la fase di esame delle domande relative a lavoratori di Stati a rischio
  • potenziamento del personale addetto alle procedure di ingresso in Italia per motivi di lavoro dei ministeri di Interno ed Esteri.

Permesso di soggiorno per casi speciali

Si riconosce il permesso di soggiorno per casi speciali in favore delle vittime di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di cui al nuovo articolo 18-ter del Testo unico dell’immigrazione, alle quali è esteso l’ambito applicativo del programma unico di emersione, assistenza, integrazione sociale.

Alla scadenza, il permesso di soggiorno per casi speciali rilasciato al lavoratore straniero vittima di violenza, abuso o sfruttamento del lavoro può essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro al di fuori delle quote o in permesso di soggiorno per motivi di studio, qualora lo straniero sia iscritto a un regolare corso.

Soccorso

I piloti degli aeromobili o droni che partono o atterrano in Italia ed effettuano ricerca finalizzata al soccorso in mare hanno l’obbligo di informare immediatamente di ogni emergenza l’ente dei servizi del traffico aereo competente, il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo responsabile per l’area e i centri di coordinamento degli Stati costieri responsabili delle aree contigue.

Lo straniero richiedente asilo ha specifici obblighi di collaborazione e cooperazione con le autorità competenti ai fini dell’accertamento della propria età, identità, cittadinanza nonché ai paesi in cui ha soggiornato e transitato, l’obbligo include gli stranieri rintracciati in posizione di irregolarità sul territorio nazionale o soccorsi in mare.

Disposizioni processuali

In particolare, si introduce il potere di impugnazione dei provvedimenti di trattenimento dello straniero adottati dalle sezioni specializzate innanzi alla Corte d’Appello attraverso lo strumento del reclamo.

Il reclamo è trattato in camera di consiglio ed è definito con decreto entro 60 giorni.

È ridotto da 14 a 7 giorni il termine per ricorrere al giudice della sezione specializzata contro il provvedimento di trattenimento alla frontiera ai sensi dell’art. 6 bis del D.L. 142 del 2015. Il ricorrente può chiedere la sospensione del provvedimento impugnato.

I punti deboli del decreto-legge su flussi migratori e caporalato

Analizziamo adesso, punto per punto, tutte le criticità che emergono da questa nuova normativa appena approvata, quali sono i rischi e quali sono gli elementi che suscitano perplessità.

Semplificazioni e accelerazioni: soluzione o scorciatoia?

La prima parte del decreto si concentra sull’ingresso dei lavoratori stranieri in Italia, un tema caldo considerando le recenti irregolarità emerse dai controlli sui meccanismi di ingresso. Il governo propone una serie di interventi per snellire le procedure, come la precompilazione delle domande per il permesso di lavoro e l’obbligo di conferma da parte del datore prima del rilascio del visto.

Questi cambiamenti sono presentati come un modo per garantire maggiore sicurezza e velocità, ma si potrebbero interpretare queste misure come un tentativo di aggirare controlli più stringenti, con il rischio di una supervisione meno accurata dei lavoratori che entrano nel Paese.

La digitalizzazione delle procedure, inclusa l’adozione obbligatoria di un domicilio digitale per i datori di lavoro, rappresenta sicuramente un passo avanti verso la modernizzazione, ma ci si interroga se questo possa davvero ridurre il fenomeno dello sfruttamento e del lavoro in nero, specie in settori come l’agricoltura, tradizionalmente vulnerabili a forme di abuso lavorativo.

Caporalato: misure di tutela o ennesima promessa illusoria?

Il decreto affronta direttamente anche il tema del caporalato, una piaga che affligge da anni l’Italia, soprattutto nel settore agricolo. Viene introdotto un permesso di soggiorno per le vittime di sfruttamento lavorativo, estendendo il programma di assistenza e integrazione sociale già esistente. Tuttavia, resta il dubbio sulla reale portata di queste misure. In passato, simili tentativi non hanno prodotto risultati tangibili, e molte vittime del caporalato hanno continuato a operare nell’ombra, temendo ripercussioni o non vedendo alternative concrete al sistema di sfruttamento in cui sono intrappolate.

La possibilità di convertire il permesso per lavoro stagionale in un contratto a tempo determinato o indeterminato potrebbe rappresentare un’opportunità per molti lavoratori stranieri, ma la sua applicabilità effettiva dipenderà dalla volontà dei datori di lavoro e dalla capacità dello Stato di monitorare e far rispettare tali cambiamenti.

Obbligo di cooperazione per i richiedenti asilo: una minaccia per i diritti umani?

Particolarmente critiche sono le nuove disposizioni riguardanti i richiedenti asilo, che introducono obblighi di cooperazione stringenti con le autorità italiane. Questi includono la collaborazione nell’accertamento dell’identità e la possibilità per le autorità di accedere ai dati contenuti nei dispositivi elettronici dei migranti. Se da un lato queste misure sono presentate come necessarie per garantire la sicurezza e prevenire frodi, dall’altro sollevano questioni serie in merito al rispetto della privacy e dei diritti umani, specie considerando che tali controlli possono essere effettuati anche su minori non accompagnati.

La previsione di respingimenti immediati alla frontiera, soprattutto per coloro che vengono soccorsi in mare, potrebbe essere vista come una violazione del diritto internazionale e del principio di non respingimento, aumentando il rischio che migranti vulnerabili vengano rimandati in Paesi dove potrebbero essere esposti a pericoli gravi.

La lotta al caporalato e la giustizia: una sfida complessa

Il decreto prevede l’estensione del patrocinio legale gratuito a coloro che collaborano nell’identificazione dei responsabili di sfruttamento lavorativo, cercando così di incentivare le denunce da parte delle vittime. Tuttavia, la reale efficacia di questa misura dipenderà dalla capacità delle autorità di offrire protezione e supporto alle vittime, che spesso temono ritorsioni o sono vincolate da relazioni di dipendenza economica e sociale con i loro sfruttatori.

Il capitolo finale del decreto si concentra sugli aspetti giuridici, introducendo tempi più stretti per impugnare i provvedimenti di trattenimento alla frontiera e nuove possibilità di appello per coloro a cui viene negata la protezione speciale. Tuttavia, la riduzione dei termini per ricorrere al giudice potrebbe limitare le opportunità di ottenere una giusta revisione, soprattutto considerando la complessità delle procedure e le difficoltà che molti migranti incontrano nell’accesso ai servizi legali.

Misure insufficienti?

Il decreto-legge approvato dal governo Meloni rappresenta senza dubbio un tentativo di mettere ordine nel caos dei flussi migratori e nel sistema di sfruttamento lavorativo che affligge l’Italia da decenni. Tuttavia, le misure proposte, per quanto ambiziose, rischiano di essere insufficienti se non accompagnate da un’efficace attuazione e da un monitoraggio rigoroso. Senza un vero cambiamento strutturale, il rischio è che queste nuove disposizioni si rivelino solo un altro tentativo di facciata, incapace di risolvere problemi profondi e radicati nella realtà del lavoro e dell’immigrazione in Italia.