In Italia la Pubblica Amministrazione sarebbe una nemica per le PMI? La CGIA Mestre, nel suo ultimo studio in materia, lancia una provocazione che non rimarrà nel vuoto.
Siamo soffocati da una mala burocrazia che sottrae ai piccoli imprenditori sempre più tempo e risorse per compilare un numero debordante di adempimenti, di certificati e per onorare una moltitudine di scadenze disseminate lungo tutti i 12 mesi: questa criticità costa al sistema delle Pmi italiane 31 miliardi di euro ogni anno.
A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che ha ripreso i dati dell’ultima rilevazione effettuata qualche anno fa dal Dipartimento della Funzione Pubblica – Presidenza del Consiglio dei Ministri.
“Una cifra spaventosa – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – in parte imputabile anche al cattivo funzionamento della macchina pubblica che ormai sta diventando la principale nemica di chi fa impresa. Sempre più soffocate da timbri, carte e modulistica varia, questa Via Crucis quotidiana costa a ognuna di queste Pmi mediamente 7.000 euro all’anno”.
Sebbene abbiamo guadagnato 4 posizioni rispetto alla rilevazione precedente, gli ultimi dati della Banca Mondiale (Doing Business 2018) ci dicono che tra i 19 paesi dell’Area Euro, l’Italia si posiziona al 14° posto della classifica generale sulla facilità di fare impresa.
CGIA Mestre segnala, in particolare, che siamo però all’ultimo posto della graduatoria sia per quanto riguarda il costo per avviare un’impresa (13,7 per cento sul reddito pro capite), sia per l’entità dei costi necessari per recuperare i crediti nel caso di un fallimento (22 per cento del valore della garanzia del debitore). Ci posizioniamo al terzultimo posto sia per quanto riguarda il numero di ore annue necessarie per pagare le imposte (238) sia per il numero di giorni indispensabili per ottenere una sentenza a seguito di una disputa commerciale (1.120 giorni, ovvero poco più di 3 anni).
In allegato lo studio completo della CGIA Mestre.