La riforma del settore carburanti è ancora bloccata, a causa delle proteste delle associazioni di categoria: ecco cosa succede. 


Nulla di fatto, per ora, per il disegno di legge “Disposizioni per la riforma del settore della distribuzione di carburanti e ristrutturazione della rete” che ritorna dunque ‘indietro’ all’esame del parlamento e del Tavolo Carburanti per verifiche e ridisegno.

Era atteso per mercoledì 3 settembre scorso l’avallo del Consiglio dei Ministri per questo disegno di riforma strutturale che, nelle intenzioni del legislatore, come si legge in una nota del Ministero, intendeva essere una importante azione “su di un sistema frammentato, razionalizzando la rete e accompagnandola, in coerenza con l’evoluzione della nuova mobilità, verso modelli di sostenibilità e transizione green”.

Riforma settore carburanti: ancora un nulla di fatto

Lo stesso Tavolo carburanti, una sorta di tavolo interdisciplinare con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, aperto al confronto sulla filiera di distribuzione carburanti e con un occhio al riordino dell’intero settore, aveva aperto nel maggio scorso a stakeholder e associazioni di categoria che, però, non avevano per nulla apprezzato le ipotesi di scelte proposte.

In una nota congiunta, Faib Confesercenti, Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio avevano pesantemente contestato l’impianto stesso della normativa che erano arrivati a definire “la più incauta e peggior riforma da quando in questo paese sono cominciati i rifornimento ai veicoli”.

Sotto osservazione, tra le altre criticità rilevate, la norma che potrebbe rappresentare una minore stabilità ed una maggiore precarietà dei rapporti contrattuali tra grandi compagnie petrolifere e i gestori, a favore di questi ultimi, con contratti previsti per una durata di 5 anni, ma con la possibilità di essere disdetti con soli 90 giorni di preavviso.

Positivo, non a caso, il feedback alla norma di Unem, associazione delle aziende del settore petrolifero per la quale il testo della riforma sarebbe un passo avanti per la razionalizzazione della rete.

Il disegno di legge, tra le altre specifiche disposizioni prevede che le nuove autorizzazioni per l’apertura di distributori, già a partire dal 1° gennaio 2025, siano “subordinate alla distribuzione di almeno un prodotto diverso dai combustibili fossili”, con un obbligo quindi per le nuove aperture di inserire stazioni di ricarica, le cosiddette colonnine per veicoli elettrici oppure biocarburanti.

Incentivi importanti saranno previsti per chi opterà per la trasformazione degli impianti esistenti in chiave sostenibile, col finanziamento del 50% delle spese sostenute ai fini dell’installazione delle infrastrutture di ricarica e delle relative opere di connessione alla rete elettrica fino ad un massimo di 60 mila euro e incentivi importanti se si costruisce o ristruttura un edificio in un’area dove già esista un impianto dismesso. Conversioni che dovrebbero comunque avvenire entro il 31 dicembre 2027.


Fonte: articolo di Rossella Angius