Fortunatamente esiste la morte, la più grande invenzione della vita, che permette il rinnovamento. Il pensiero che tutti quegli uomini che detengono grandi poteri e che utilizzano senza il rispetto per la vita umana, possano finalmente morire, accende una luce di speranza.
Sappiamo che un giorno queste persone smetteranno improvvisamente di rompere le scatole, anche se d’altra parte, risulterebbe troppo comodo cavarsela così a buon mercato.
Ma questa è un’altra storia.
Progresso, aspettative di vita e morte
Il fatto che al giorno d’oggi siano aumentate le aspettative di vita, viene visto come una cosa buona del progresso. Potrebbe anche esserlo se avessimo preso le giuste precauzioni.
Se parliamo realmente di progresso, le aspettative di vita dovrebbero abbassarsi o in alternativa fare qualcosa affinché ad una certa età, si sia costretti ad uscire dal sistema delle decisioni.
Questo potrebbe sembrare un ragionamento da persona irriconoscente e spregiudicata, senza rispetto per le persone di una certa età, con la loro maturità, la loro conoscenza e la loro esperienza.
No, è solo guardare in faccia la realtà, oltre che dispensare queste persone, dalle responsabilità che sarebbe meglio non assumessero ad una certa età.
Svecchiare le istituzioni
Preferirei ad esempio, avere un presidente della Repubblica di 45-50 anni e non di 75-80, preferirei non avere seduti negli scranni del parlamento dei vecchi bacucchi messi lì come senatori a vita o nella Corte Costituzionale e preferirei che anche nel mondo privato, per quanto possibile le persone ad un certo punto, siano in grado di uscire di scena, con la consapevolezza che i vecchi non sono quelli che hanno almeno dieci o quindici anni più di noi o credere che non si è mai tanto vecchi per non durare ancora qualche anno.
Credo che si manchi di consapevolezza, di poter sfruttare quel privilegio che è negato a molti, ossia di invecchiare. Invecchiare con meno egocentrismo ed elaborare il semplice concetto, che la vecchiaia è una cosa inattesa e progressiva, che arriva senza che ce ne si possa accorgere, per cui bisogna ogni anno fare un check e trovare un accordo decente tra il proprio volto non più giovane e il proprio cuore, facendo un passaggio anche dal cervello, chiedendosi sempre il perché preferiamo la vecchiaia alla morte, con tutti gli acciacchi del caso, visto che la morte libera l’uomo da tutti i mali.
Certo, il ragionamento porta a pensare che lo scrivente voglia sbarazzarsi dei vecchi.
Il momento di dare spazio ai giovani
No, tutto il contrario, vorrei solo che ognuno di noi avesse la capacità di riflettere quando è il momento di dare spazio, non pensando di essere le menti e i giovani il braccio.
Liberandosi di questo concetto, si potrebbe riuscire a fare una buona vecchiaia e nello stesso tempo accelerare il progresso. Non il progresso scientifico, ma il progresso culturale e il progredire di eventuali modelli di società, che possono realizzarsi solo eliminando vecchi concetti e vecchie strutture mentali, che si ripercuotono su tutti gli aspetti della vita.
Ho sempre pensato, che un uomo non è vecchio finché è alla ricerca di qualcosa, fin quando non si è stanchi di imparare, fin quando si mantiene la mente occupata guardando al futuro. Ma questo serve sicuramente a sé stessi, e può servire alla società quando viene richiesta, ma non serve a nessuno se si vuole imporla credendo di essere indispensabili.
Allora bisognerebbe considerare che quando iniziamo a rimettere i colori nei tubetti, gli strumenti musicali nelle custodie o quando si ha qualche nostalgia, significa che è cominciata la vecchiaia, quel processo che non è altro che un’invenzione della vita per essere più disponibili alla dipartita.
Certo, chiunque parla di morte parla sempre da incompetente, ma non essendoci massimi esperti in giro, ognuno può tentare di fare le sue ipotesi. La sicurezza che tutti teoricamente dovremmo avere, è che quando non eravamo ancora nati, al mondo non mancavamo e quando ce ne andremo, il mondo non subirà nessun trauma.
Morte = Licenziamento dalla vita
La morte è il modo in cui la vita ci dice che siamo stati licenziati. Ma una persona attenta e che ha dignità, non aspetta di essere licenziato in tronco, ma comincia a farsi da parte già quando si accorge di non essere più utile, utilizzando quel periodo di dimissioni volontarie fino alla morte, riflettendo su come si è vissuti e quanto, cercando di imparare anche a morire, magari all’ultimo minuto e non prima, e magari portandoci qualche giusta cicatrice, come ricompensa al prestito che ci è stato fatto.
Bisogna arrivare al punto di morte, senza rischiare di aver paura di morire, come un bambino stanco che va a letto, senza opporre resistenza al sonno, dando la buona notte, addormentandosi con un sorriso e risvegliarsi con un vestito elegante, che magari qualcuno del mestiere ci ha messo.
Fonte: articolo di Roberto Recordare