processo-lungo-diritto-risarcimento-salernoQuando la burocrazia raggiunge tempi estremamente lunghi e dilatati il paradosso è dietro l’angolo: così in un caso emblematico di Salerno l’imputato avrà diritto al Risarcimento da parte dello Stato.


Processo Lungo, diritto al Risarcimento: a Salerno un imputato è stato sotto processo per decenni. E per questo avrà diritto a un risarcimento per i danni subiti da parte dello Stato.

A decidere in questo senso sono stati i giudici della sezione Lavoro, che hanno accolto la domanda di ricorso.

Scopriamo nel dettaglio cosa è accaduto nel caso specifico e cosa dispone la normativa in questi casi.

Processo Lungo, diritto al Risarcimento: a Salerno è durato 16 anni

La Corte di Appello di Salerno, alla quale si era rivolta una donna salernitana, ha infatti deciso che il tempo trascorso a causa delle lungaggini giudiziarie è stato senza dubbio eccessivo.

Il tempo trascorso si è accumulato e, alla fine, ha raggiunto addirittura i sedici anni per vedere una conclusione dopo due gradi di giudizio.

Per questo i giudici hanno stabilito che l’imputata gode del diritto al risarcimento da parte dello Stato, giustificato dai tempi di attesa pantagruelici prima di ottenere una sentenza.

I membri della sezione Lavoro hanno così accolto la domanda con la quale veniva richiesto il riconoscimento dell’indennizzo dovuto all’irragionevole durata del processo.

Cosa sostiene la Legge?

In pratica ha diritto al ricorso chiunque ha subito un processo di durata eccessiva (sia parte vincitrice che parte soccombente) per la violazione del diritto alla durata ragionevole del processo. Secondo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, infatti, se le cause avessero una durata ragionevole, anche la parte perdente ne trarrebbe un beneficio.

Inoltre, il risarcimento non è riservato soltanto ai cittadini italiani, ma anche agli stranieri che subiscano una lungaggine processuale nel territorio italiano.

Come sostenuto già dalla cosiddetta Legge Pinto (L. n°89/2001), facendo ricorso è possibile ottenere il risarcimento:

  • sia dei danni patrimoniali (ad esempio le ingenti spese sostenute nel corso degli anni),
  • e anche di quelli non patrimoniali (ossia di quelli che riguardano la sfera psichica del soggetto, come ad esempio i dolori, i patemi d’animo, le paure che un evento può determinare).

Pertanto il tempo eccessivamente lungo della giustizia dispone, come nel caso sopra citato, un diritto a un’indennità per i danni subiti.

Ma non solo. Sia la Costituzione che le norme internazionali come la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e la famosa Carta di Nizza) menzionano, quale diritto fondamentale dell’individuo, quello alla celebrazione di un giusto processo.

Infatti, idealmente, secondo i criteri determinati dalle sentenze della Corte Europea dei diritti dell’Uomo, in genere, la durata di un procedimento deve considerarsi non ragionevole se supera:

  • i tre anni in primo grado,
  • i due anni in secondo grado
  • e un anno in Cassazione.

In conclusione si può dunque sostenere che nel caso preso in esame la Giustizia Italiana ha “leggermente” sforato con i tempi.