L’Unione Europea (UE) ha aperto una procedura d’infrazione per l’Italia, a causa di un deficit eccessivo: ecco cosa significa.


L’Italia è tra i sette Paesi per cui è prevista l’apertura di una procedura d’infrazione per deficit eccessivo, da parte dell’Unione Europea.
Gli altri Paesi interessati sono Belgio, Francia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia.

Inizialmente dovevano essere 12 i Paesi che sforavano le soglie del 3% di deficit e il 60% del debito, in base alle regole previste dalla riforma del Patto di Stabilità e crescita.

Cinque Paesi, però, “si sono salvati”, perché lo sforamento del deficit era vicino alla soglia e si trattava di una condizione temporanea ed eccezionale.

Ecco cosa succederà nei prossimi mesi.

Procedura d’infrazione UE: l’Italia è tra i Paesi interessati

Per l’Italia, insieme agli altri Stati coinvolti, inizia un lungo iter che in autunno prevedrà diversi impegni per rientrare nelle soglie previste.
A causa delle elezioni europee, a novembre sarà la nuova Commissione a fissare le “raccomandazioni” e il percorso di rientro, con l’eventuale correzione.

L’obiettivo è quello di portare il debito pubblico su un percorso di riduzione che si attesti al di sotto del 60% nel medio termine e che il disavanzo pubblico previsto sia portato e mantenuto al di sotto del 3% del PIL, sempre nel medio termine.

Come annunciato dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la procedura di infrazione “era ampiamente prevista”.
Dopo gli anni di stop, dovuti all’emergenza Covid, il Patto di stabilità non è più sospeso. Ma viene applicato per la prima volta nella forma rinegoziata, in vigore da fine aprile.

Nonostante la condizione di “squilibrio”, constatata all’Italia nel monitoraggio 2024, c’è stato un miglioramento. Lo scorso anno, infatti, il giudizio era di “squilibrio macroeconomico eccessivo”.

Come dichiarato dall’analisi dell’UE, in Italia

“permangono vulnerabilità legate all’elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e alcune debolezze residue nel settore finanziario, che hanno rilevanza transfrontaliera. Il rapporto debito pubblico/Pil, notevolmente diminuito dal picco del Covid, è ancora elevato, pari a oltre il 137% del Pil nel 2023. E si prevede che la tendenza al ribasso si invertirà quest’anno e il prossimo. Questa inversione è attribuita a un ampio aggiustamento stock-flussi che aumenta il debito, a disavanzi pubblici ancora consistenti, anche se in diminuzione, nonché a una minore crescita del Pil nominale. Per l’Italia, nel complesso, l’analisi della sostenibilità del debito indica rischi elevati nel medio termine. Secondo le proiezioni decennali di base, il rapporto debito pubblico/Pil aumenta costantemente fino a circa il 168% del Pil nel 2034. La traiettoria del debito è sensibile agli shock macroeconomici. Secondo le proiezioni stocastiche, che simulano un’ampia gamma di possibili shock temporanei alle variabili macroeconomiche, esiste un’alta probabilità che il rapporto debito/Pil sia più elevato nel 2028 che nel 2023”.

Procedura d’infrazione UE italiaQuali sono le indicazioni dell’UE

Secondo la Commissione europea, l’Italia dovrà affrontare importanti sfide demografiche, per mitigare gli effetti sulla crescita a lungo termine e ottenere finanze pubbliche sostenibili.
Ma dovrà anche aumentare la concorrenza e migliorare la regolamentazione, in alcuni settori.

Tra gli obiettivi, c’è anche quello di riformare il sistema fiscale, per fornire maggiori incentivi alla crescita, con un particolare focus sulla riduzione del cuneo fiscale.

Inoltre, nel rapporto della Commissione europea, si auspica che l’Italia possa migliorare l’adempimento fiscale, aumentando le fonti di dati disponibili per audit e controlli, incoraggiando l’utilizzo di pagamenti elementi elettronici e riducendo i costi di conformità per i contribuenti.

Arriva anche il richiamo sulle concessioni balneari, considerata una “sfida di lunga data”.

Quali sono i prossimi step

Dopo la relazione della Commissione di oggi, si attende novembre per la proposta sulla raccomandazione del Consiglio, per il rientro del deficit.
Il nuovo Patto impone la correzione di almeno lo 0,5% annuo del bilancio strutturale, fino ad arrivare entro la soglia del 3%.

Domani, 21 giugno 2024, saranno assegnate agli Stati “le traiettorie di riferimento” (che, però, non saranno rese pubbliche).

Inizierà, poi il negoziato tra Stati e Commissione e i Paesi interessati, che presenteranno i piani pluriennali di spesa, entro il 20 settembre 2024, che saranno approvati nel pacchetto di autunno del semestre europeo, insieme alla raccomandazione sul deficit.

Per quanto riguarda l’Italia, l’aggiustamento strutturale dello 0,5%/0,6% del Pil, su sette anni (già inserito nei tendenziali del Def, fino al 2027), corrisponderebbe a circa 10 miliardi di euro l’anno.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it