posti-notarili-vacanti-graduatoriaLa Direzione generale degli affari interni del Ministero della Giustizia ha informato con una nota dell’approvazione della graduatoria relativa al concorso per l’assegnazione di posti notarili vacanti.


Si ricorda che chi intende accedere alla professione del notaio deve essere laureato in giurisprudenza e aver superato un concorso pubblico a livello nazionale, articolato su tre prove scritte e una prova orale. Il concorso è gestito direttamente dal Ministero della Giustizia.

Bisogna poi effettuare un periodo di praticantato presso un notaio in esercizio; tale periodo di pratica è oggi stato ridotto a 18 mesi e può essere iniziato per un periodo massimo di 6 mesi durante l’ultimo anno di università, cioè quando mancano 60 crediti alla laurea.

Il concorso pubblico per l’assegnazione di un numero programmato di sedi notarili viene bandito ogni anno dal Ministero della Giustizia. Possono partecipare al concorso coloro che terminano la pratica entro i 45 giorni successiva alla pubblicazione del bando, termine entro il quale occorre presentare la domanda.

Concorso assegnazione posti notarili vacanti: la graduatoria con i vincitori

Pubblicato dunque nel sito del ministero della Giustizia il comunicato con cui la Direzione generale degli affari interni – Ufficio II notariato, dà notizia che è stata approvata la graduatoria, di cui al decreto dirigenziale del 24 gennaio 2023 pubblicato in estratto nella Gazzetta Ufficiale, serie generale, del 30 Gennaio 2023, relativa al concorso per l’assegnazione di posti notarili vacanti (avviso del 30 settembre 2022), contenente i decreti di trasferimento dei notai risultati vincitori.

La graduatoria è stata pubblicata anche in Gazzetta Ufficiale ed è disponibile qui.

Si ricorda infine che l’assegnazione della sede e la nomina avvengono mediante decreto del Direttore Generale della Giustizia Civile del Ministero e sono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Al neo notaio sono forniti, dal Ministero di Giustizia, il sigillo e lo strumento per apporre la firma digitale.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it