Possibile ingresso Stato in StellantisIl Ministro delle Imprese Adolfo Urso ha aperto al possibile ingresso dello Stato nell’azienda Stellantis: ecco cosa sappiamo.


Si discute da giorni di un possibile ingresso dello Stato nel capitale dell’ex Fiat, oggi Stellantis.

A parlarne è lo stesso Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, soprattutto dopo le critiche dell’amministratore delegato dell’azienda, Carlos Tavares, che ha accusato il Governo di non sostenere abbastanza l’industria automobilistica in Italia.

Il Ministro ha detto:

“ritengono che l’Italia debba fare come la Francia, che recentemente ha aumentato il proprio capitale sociale all’interno di Stellantis, ce lo chiedano. Se è quello, se vogliono una partecipazione attiva possiamo sempre discuterne e possiamo ragionare insieme”.

L’ingresso dello Stato nell’azienda, però, potrebbe costare abbastanza alle casse di Stato. Ecco cosa sappiamo.

Possibile ingresso Stato in Stellantis: la situazione azionaria

Ad oggi, il principale azionista di Stellantis è Exor, la holding della famiglia Agnelli, che possiede il 14,2% dell’azienda.
Il secondo azionista è Peugeot col 7,1% e infine lo stato francese che, mediante Bpi (l’equivalente della nostra Cassa Depositi e Prestiti) ha una partecipazione del 6,1% in Stellantis.

Dopo tre anni di possesso, i tre azionisti hanno aumentato i loro diritti di voto in Assemblea, ottenendo: il 23,13% per Exor, l’11,1% per Peugeot e il 9,6% per Bpi.
Se l’Italia volesse entrare in Stellantis, pareggiando la quota francese, dovrebbe acquistare il 6,1% ai valori attuali di Borsa, investendo, quindi, 4,1 miliardi di euro.

Nonostante ciò, non basterebbe ad avere lo stesso peso decisione della Francia, proprio a causa dei maggiori diritti di voto assegnati agli azionisti di lungo corso.
Per pareggiare, anche dal punto di vista del potere decisionale, il Governo italiano dovrebbe acquistare il 9,6% della quota, investendo 6,4 miliardi di euro.

Non è la prima volta che si parla di un eventuale ingresso dell’Italia in Stellantis. Già nel 2022, infatti, il Copasir aveva chiesto di valutare l’ingresso di Cassa depositi e prestiti nel gruppo azionare, per bilanciare il peso della Francia.

Possibile ingresso Stato in StellantisPossibile ingresso Stato in Stellantis: rischio per gli impianti italiani?

Lo scontro fra Italia e Francia è iniziato a causa dell’accusa della premier Giorgia Meloni nei confronti della casa automobilistica. La presidente, infatti, aveva accusato l’azienda di privilegiare gli interessi industriali della Francia, rispetto a quelli italiani.

Tavares, invece, aveva risposto:

“Questi argomenti sono un capro espiatorio, per evitare di assumersi la responsabilità del fatto che, se non si danno sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici, si mettono a rischio gli stabilimenti italiani”.

Da lì, l’intervento del Ministro Urso sull’eventuale ingresso del nostro Paese in Stellantis.
Il problema sarebbe proprio nella produzione dei veicoli elettrici da parte del Paese. Una produzione che, secondo Taveres, non sembrerebbe interessare l’Italia.

Eppure, pochi giorni fa il Ministro Urso ha convocato i sindacati e Stellantis al tavolo automotive, per illustrare le linee del nuovo piano di incentivi, che può contare su quasi un miliardo di fondi. I nuovi incentivi puntano a sostenere il ricambio del parco circolante e ad incentivare la produzione auto dell’Italia.

Secondo il Ministro, il nuovo piano va nella direzione auspicata da Stellantis, che aveva richiesto incentivi significativi per la produzione delle auto elettriche.
Il rischio è quello che Stellantis delocalizzi in altri Paesi parte della produzione, col rischio di perdere centinaia di posti di lavoro, soprattutto negli impianti di Torino Mirafiori e di Pomigliano.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it