Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina interessa l’Italia da cinquant’anni: ecco le ultime novità sugli studi e le analisi. 


Della realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina si discute su più tavoli e sotto vari punti di vista da almeno cinquant’anni e anche la nostra testata giornalistica si è occupata più volte di questa mega-opera, del suo possibile impatto ambientale, del suo costo in termini di risorse impiegate fino ad ora e di quelle che si impiegheranno, del costo e dell’impatto sull’indotto del sistema attuale.

Ripercorrendo rapidamente la storia degli ultimi vent’anni, il ponte inizia a sembrare reale, dopo numerosi tentativi falliti, negli anni Duemila col governo di Silvio Berlusconi, che ne fa una propria bandiera simbolica di connessione Nord-Sud e investe ingenti risorse per sviluppare un progetto credibile.

Dobbiamo arrivare al 2005 per assistere alla vera gara di appalto per assegnare studi preliminari, progettazione e realizzazione dell’opera, vinta dal consorzio Eurolink, guidato dalla multinazionale italiana Webuild. Nel 2007 sarà sempre Berlusconi ad aggiornare il progetto, completandolo nella forma attuale nel 2011.

Ponte sullo Stretto di Messina: a che punto siamo

Studi, mappe, analisi e simulazioni stanno procedendo a ritmo serrato, soprattutto perché la società Stretto di Messina deve rispondere producendo dati certi alle 239 osservazioni critiche avanzate dal Ministero dell’Ambiente al progetto definitivo.

Tra le più serie e complesse da superare, oltre al più noto impatto del vento e delle correnti marine, sono spuntate osservazioni relative al pericolo terremoti e spostamenti troppo importanti delle placche terrestri nella zona, viste le numerose faglie attive sotto il Ponte sullo Stretto di Messina.

La faglia è una frattura nel sottosuolo, una crepa, causata in passato oppure allo stato presente dal movimento di due blocchi di roccia vicini. Basta cercare in rete la mappatura di queste faglie attive al momento, o in passato e si noterà quanto numerose siano quelle nella zona di costruzione del ponte, lungo il percorso.

Preoccupa soprattutto la presenza della ‘faglia Cannitello’ classificata come “certa” e di “massima pericolosità” dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale e che, da una prima analisi dei render progettuali, sembra trovarsi esattamente sotto il pilone sul versante calabrese, i pontili e gli svincoli previsti.

In realtà già il Comune di Villa San Giovanni aveva depositato la propria carta di zonizzazione, uno strumento di suddivisione del territorio in aree omogenee, ciascuna delle quali ha determinate caratteristiche fisiche e strutturali e in ognuna delle aree vigono alcuni divieti.

Il comune costiero ha individuato una vasta fascia rossa di rispetto e tutela integrale lungo la costa, legenda di non utilizzo, non abitabilità, non costruibilità, che individua non solo la presenza della faglia, ma anche il rischio di maremoto e scioglimento del terreno in caso di sisma.

Ciliegina sulla torta, sempre più indigesta, per il Consorzio Costruttore, la scoperta, nel 2021, da parte dell’Università di Catania, di una faglia lunga ben 34,5 chilometri, chiamata W-Fault, che si estende lungo tutto lo Stretto di Messina. Dagli studi effettuati questa struttura geologica, che le osservazioni satellitari più recenti hanno confermato essere in piena attività, potrebbe arrivare a generare terremoti fino a magnitudo 7,1, paragonabili al devastante sisma del 1908.

Staremo a vedere come si deciderà di affrontare queste nuove difficoltà di progetto e di costruzione, visto che geologi e ingegneri che lavorano con comitati ambientalisti, ma anche con le amministrazioni locali, lanciano da tempo allarmi su rischio geologico. Mentre da più parti si chiede un approccio per valutare il rischio sismico dell’opera con sistemi di simulazione che tengano conto dell’insieme delle criticità ed anche della storia dei luoghi interessati dal progetto.


Fonte: articolo di Rossella Angius